Dedicato a Giovanni Cornelio Gerardo Hoot, uno dei giudici della gara hoeufftiana. Esprime la sua trepidazione per aver inviato il poemetto Gladiatores in persona del pittore Apelle, di cui si dice che, esponendo un suo quadro al pubblico per la prima volta, vi si nascondesse dietro per ascoltare le critiche dei passanti.
Il poeta immagina di assistere alla scoperta, avvenuta nel 1899, di un sarcofago romano contenente ancora il corpo di una giovinetta. L’indomani eseguirà i riti propiziatori ai Lèmuri, gli spiriti dei morti. Rievoca la cerimonia funebre per la giovinetta, e gli sembra di rivivere l’amore del promesso sposo Fileto.
Il poemetto è ispirato dalla famosa statua dei Musei Capitolini. Il Pascoli immagina che la notizia della morte del Gallo in terre lontane varchi, con un grido ripetuto, monti e valli, fino ad arrivare alle oscure foreste, dove sarà intesa da contadini e pastori, dai Druidi e dalle fanciulle intorno al fuoco. Viene rievocato il costume dei Galli di minacciare l’Oceano in tempesta con le armi; ma un Oceano più cupo sta avvolgendo il guerriero morente.
Saluto al monte di San Marino.
Lamento dei Boeri cacciati dagli Inglesi dalle loro case in sud Africa.
Si celebra l’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II in Roma.
Traduzione di una poesia di Alfredo Baccelli che celebra l’ascensione della Regina sul Monte Rosa.
«Un esercizio di prosodia e metrica» (Antico Sempre nuovo, Milano, Mondadori, Prose I, pp.612 sgg.). Un sonetto, in italiano e in latino, sulla fondazione di Roma.
I giornalisti convenuti a Roma da ogni parte del mondo non sono stranieri, ma ospiti; qui è il tempio di Vesta, dea della fraternità e del progresso del genere umano.
Saluta gli studenti di Malta in visita all’Università di Messina.
Scritto per la «Federazione internazionale degli studenti».
Dedicato alle popolazioni di Calabria e Sicilia colpite dal terremoto del 1894. Nei versi 524-531 c’è un richiamo alla poesia I due fanciulli.
Dedicato ad un gruppo di giornalisti stranieri in visita a Messina; allude al fenomeno della «Fata Morgana».
Dedica una copia del Veianius al parroco di San Mauro in Romagna che andò a prendere il poeta fanciullo e i fratelli al collegio degli Scolopi dopo l’uccisione del padre.
Di nuovo una dedica del Veianius, con altre allusioni alla tragedia familiare del Pascoli.
Non riesce più ad entrare in chiesa a pregare, senza il conforto della madre.
Chiede a Dio che possano tornare vicino a lui le ombre lievi del padre e della madre.
Dedicato al preside del liceo di Massa, dove il Pascoli insegnava latino e greco.
Dedicato al professor Luigi Alessandro Michelangeli dell’Università di Messina, autore di un’edizione dei lirici greci.
Dedica i due libri di critica dantesca Sotto il velame e La mirabile visione ad Antonio Restori, professore di lingue e letterature neolatine all’Università di Messina.
Dedicata a Massimiliano Corcos, detto il Pimpi, figlio del pittore Vittorio Matteo Corcos, per esortarlo allo studio della lingua latina.
Traduce un frammento dell’Enomao di Euripide per Antonio Masi, suo allievo al Liceo di Livorno.
Il poeta, che non ha figli, dedica la sua poesia a questo figlio spirituale.
Traduzione di una poesia di Adolfo de Bosis sulle gioie domestiche.
Incoraggia la sorella agli studi classici. Il secondo epigramma ha una prima versione in greco di stile omerico.
Brevi epigrammi di argomento letterario.
Prega di poter cantare ai fanciulli
Sui propri dolori
Dedica al papa una copia del Veianio.
Dediche del Centurio e del Fanum Apollinis.
Giovanni Pascoli, premiato con la medaglia d’oro per il Fanum Apollinis, così scrive all’Hartmann che ebbe la magna laus per tre suoi poemi.
Dediche della Pomponia Graecina.
Dedica del Giugurta.
Dedica della Cena in Caudiano Nervae.
Dedica del Paedagogium.
Vari epigrammi augurali.
Inciso sopra un bassorilievo.
Per il restauro della Basilica distrutta da un incendio nel 1823.
Vari distici celebrativi.
Per il poeta Pietro degli Angeli (1517-1596).
Altri distici celebrativi.
Per la campana del Palazzo dei Dogi a Genova.
Vari tentativi per un ignoto committente torinese.
Il banchetto della vita.
Un gioco di parole su umbra che in latino può significare colui che, non invitato, viene a cena seguendo altra persona.
Per una medaglia.
Per «un bugno d’api dentro un vecchio muro» (Maria).
Per il telegrafo.
«Iscrizione in versi leonini posta nella Badia di Pomposa in onore di Guido Monaco» (Pistelli).
«....epigramma greco che, nell’intenzione del Pascoli, doveva essere inciso sopra una lapide da murarsi nella sala d’una trattoria popolare livornese nella quale si riunivano spesso letterati, artisti e giornalisti livornesi, o di passaggio, e dove il Carducci [Oenotrios] fu invitato, e lesse alcune poesie...» P. Micheli, Rassegna, 1919, n. 1-2. p. 42