Torna su ^

Venerdì 25 febbraio 2000    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

[Testo originale del carme tradotto in latino col titolo Margarethae Sabaudae Italorum Reginae]

A MARGHERITA DI SAVOIA REGINA D’ITALIA
Il vento romba in maestosa voce, 365
e con ruote di neve si dibatte
contro l’alte pareti, ove son gli erti,
          bianchi deserti. Irrigidita nel ghiacciato manto,
l’eccelsa vetta da un oceano immenso 370
di globee nubi solitaria s’erge
          e in ciel s’immerge. Sola nel cielo sta l’isola nuova,
cui lambon muti i nubilosi flutti:
e col ciel parla, e dal suo ciel riceve375
          raggi la neve. O crasse nebbie, che di scialbe strisce
il pian coprite insino al terso giro
dell’orizzonte, dove l’ampia appare
          curva del mare, 380

a noi velate quella bassa vita
d’acri pensieri e torbe passïoni,
ove serpeggia nella nube fosca
          la voglia losca.
O azzurro arco del ciel, mare di venti, 385
o nevi immacolate, eccelse vette
che le stelle specchiate, alti splendori,
          parlate ai cuori! Limpido l’aere ed è l’anima pura;
solenne è l’orizzonte e largo il cuore; 390
la mente ondeggia dal picco romito
          per l’infinito. E par dal diadema ampio di cime,
che s’incurva nevoso e si dilarga,
per la terra alitar d’un Dio lo spiro, 395
          di giro in giro. O gloria! Il sole dalla ruota d’oro
in un trionfo vivido s’innalza:
la fiammante raggiera in ciel distende;
          la terra accende. 400

Sopra le nebbie, sulle globee nubi,
sui vasti ghiacci è tutto un roseo mare;
un fuoco spunta sulle cime elette:
          brillan le vette.
E così un giorno con divin saluto 405
il padre Sol quassú t’illuminava,
bionda Signora; e il tuo pensier regale
          drizzava l’ale. Sulla soave maestà del volto,
atteggiato di fede, ove il sorriso 410
piú bel d’Italia si disegna, il lume
          arse del Nume. A Te gentile, a Te benigna e pia
apparve allor di prosperosa pace
un santo regno, amando ogni fratello 415
          l’altro fratello; e la vermiglia carità si pinse
presso la bianca fede in sulla guancia:
fulgean dagli occhi meditosi e chini
          raggi divini. 420

Parve il sol gloriarti, alta augurando
sorte alla Prole, e i sottostanti picchi
di ghiaccio in festa scintillar cosparsi,
          e a Te chinarsi.

Alfredo Baccelli