scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Polemiche scolastiche


Gli osti (ce n’è tre)

Mio figlio fa V ginnasio, e qualche giorno fa mi ha chiesto che gli spiegassi la faccenda dell’oste della Luna Piena.

Mi sono cascate le palle.

Ora, mio figlio frequenta uno dei licei più scìch di Torino; da quello che gli vedo fare, lavora tantissimo, e ha insegnanti che sanno veramente il fatto loro. Per di più, è un liceo che ha tappato uno dei vecchi buchi del liceo classico tradizionale, la matematica; non solo fanno molte più ore, ma l’insegnante non riduce la matematica alla risoluzione di espressioni sempre più complicate, come è quello che io ricordo. Insomma, mentre io a scuola ero un asino patentato, eppure sono passato lo stesso, lui impara veramente.

Eppure un buco nero continua ad esserci. Il povero Alessandro Manzoni.

Il povero Alessandro Manzoni aveva scritto con gran fatica e impegno un romanzo, in cui aveva messo il meglio del dibattito culturale del XVIII e XIX secolo. Era una persona molto istruita, conosceva il mondo, aveva respirato Illuminismo nell’aria fin da bambino, e ci teneva a parlare di tutte quelle cose che aveva conosciuto e pensato.

Per esempio, nei capitoli dal XII al XVII il Manzoni parla di:

e ne parla in modo molto chiaro; non con sparsi accenni da cercarsi nelle pieghe del testo, ma con indicazioni marcate, ripetute, evidenti, puntuali.

Che ne tira fuori il docente medio? L’oste della Luna Piena.

L’ho spiegato a mio figlio, gli ho mostrato come nell’episodio del falso spadaio venga messa in burla (tra le tante altre cose) l’idea di una regolamentazione statale del mercato, mettendone in evidenza gli aspetti illiberali. Mi guardava stupito.

E questo è solo un esempio. Tutto il romanzo è un intreccio di idee e riflessioni importanti sulla società italiana ed europea del secolo in cui visse l’autore. E poiché il Manzoni conosceva i suoi polli, sapeva che doveva dire le cose in modo molto chiaro, perché la gente non facesse finta di non capire.

Ma aveva sottovalutato l’abilità di generazioni di docenti di Scuola Media (inf/sup) che hanno ridotto la sua ventennale fatica ad un repertorio di macchiette, scenette comiche o edificanti, paginette di prosa d’arte. Gli osti (ce n’è tre), l’Addio ai monti, la madre di Cecilia, la mula di Don Abbondio. Perfino le noci di Fra Galdino ricevono più attenzione delle straordinarie (e attualissime) pagine sulla guerra.

A questo punto tanto vale bruciarli, i Promessi Sposi.

Febbraio 2006

Torna su ^