Domenica 21 marzo 1999    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Danza sacra

(*) Mi fa meraviglia che Yorick non si ricordasse del re David: Et David saltabat totis viribus ante Dominum - Et omnis Israel ludebant coram Domino in omnibus lignis fabrefactis, et citharis, et lyris, et sistris, et cymbalis - Et vidit regem David subsilientem et saltantem coram Domino. [E Davide danzava con tutte le sue forze davanti al Signore - E tutto Israele era in festa di fronte al Signore, sonando ogni genere di strumenti di legno: cetre, lire, timpani, sistri e cembali E vide il re Davide che saltava e danzava davanti al Signore]. Reg., lib. II, cap. VI.

(**) Su la fine del secolo XV il frate Savonarola, non ostante la scomunica e i monitori del Papa, «usava far venire i suoi frati e’ cittadini in tanto fervore che gli faceva uscir della chiesa, e su la piazza di San Marco (in Firenze) gli faceva ballare e saltare, e mettere in ballo tondo pigliandosi per mano un frate e un cittadino, e cantavano a ballo canzoni spirituali composte da Girolamo Benivieni, che tra gli scrittori di rime toscane in que’ tempi fu molto lodato». Nerli, Commentari, lib. IV, ann. 1497. Inoltre lessi nel Vocabolario di santa Caterina alla voce presta: «Che nella diocesi di Siena raccoglievansi diverse brigate di contadini e di contadinelle a cantar Maggio, e alla fine del mese solevano nella piazza delle chiese parrocchiali celebrare una danza solenne, tassando per ciaschedun ballo i giovani in una crazia o un soldo, e di quel danaro crescevano l’offerta alla chiesa, e talora ne facevano la dote per una delle fanciulle maggiaiuole. Un arcivescovo abolì questo rito». Eppure anche san Francesco ballava co’ suoi frati. Vedi Fioretti. (F.) - Filippo Nerli (1485-1556), di Firenze, storico e politico; amico del Machiavelli, e autore dei Commentari de’ fatti civili occorsi dentro la città di Firenze dall’anno 1215 al 1537.

Ugo Foscolo

In queste due note al cap. LXVIII del Viaggio Sentimentale dello Sterne, il Foscolo confonde due cose ben diverse. Nel primo caso abbiamo una vera danza sacra: il re David, da solo, si muove in modo sfrenato (totis viribus) e presumibilmente improvvisato al suono assordante di numerosi strumenti musicali. Lo scopo è raggiungere uno stato di estasi, per comunicare direttamente con Dio. Ben traduce Dante: trescando alzato, poiché nel Medioevo (e oltre) in Italia il termine tresca indica appunto una danza molto agitata, spesso solistica, e con schema libero.

La seconda nota riporta invece descrizioni molto precise della carola medievale. I ballerini si mettono in cerchio, tenendosi per mano; in genere sono alternati, uomo e donna (anche se non si può ancora parlare di ballo a coppie); ma è interessante la disposizione del Savonarola, che alterna frati a cittadini. Si danza seguendo il canto eseguito dagli stessi ballerini, non una musica strumentale. Il «ballo tondo» avviene all’aperto, non per esigenze di spazio, ma perché è un’attività pubblica per eccellenza: esso serve a rinsaldare i legami di solidarietà all’interno del gruppo. Per questo, e non perché si tratti di una danza sacra, il ballo è diretto da religiosi: essi sono chiaramente i controllori di un momento importante dell’attività sociale. L’esecuzione è ordinata e tranquilla, e non ha nulla della sfrenatezza della danza estatica.


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