Sabato 26 dicembre 1998    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Vivuola e stampita

Era in que’ tempi Minuccio tenuto un finissimo cantatore e sonatore, e volentieri dal re Pietro veduto, il quale Bernardo avvisò che la Lisa volesse per udirlo alquanto e sonare e cantare; per che, fattogliele dire, egli, che piacevole uomo era, incontanente a lei venne; e poi che alquanto con amorevoli parole confortata l’ebbe, con una sua vivuola dolcemente sonò alcuna stampita e cantò appresso alcuna canzone; le quali allo amor della giovane erano fuoco e fiamma, là dove egli la credea consolare.

Giovanni Boccaccio

viellaLa vivuola (viella, viola, fidula) è lo strumento ad arco principe del Medioevo e del primo Rinascimento. Ha una cassa piatta, a forma di 8 o di ovale; due fori allungati ai lati del ponticello, un manico corto e piatto. Nelle illustrazioni spagnole viene suonata appoggiata sulle ginocchia, come gli strumenti ad arco orientali, da cui deriva; negli altri paesi europei appare invece appoggiata sul petto, sulla spalla destra, o infine sulla spalla sinistra, come i moderni strumenti ad arco. Aveva varia armatura di corde, da tre a cinque; il tipo più evoluto, descritto da Girolamo di Moravia (ca. 1270), e frequente raffigurato nella pittura italiana del ’300, aveva quattro corde, più una quinta di bordone spostata rispetto al manico, che veniva pizzicata col pollice della mano sinistra: sistema adottato poi nel XV e XVI secolo dalla lira da braccio, strumento intermedio tra la famiglia medioevale degli strumenti ad arco e quella moderna del violino. Le corde venivano sfregate con un arco lungo, anche fino ad un metro circa, che permetteva di ottenere note lunghissime di accompagnamento al canto.
La viella era strumento nobile per eccellenza; trovadori e trovieri lo usavano per accompagnare le loro composizione poetiche; ma poteva anche suonare musica per danza, o accompagnare il canto liturgico.
La stampita (istampida, estampida) era una danza nobiliare e di corte del XIII e XIV secolo. La musica, molto complessa, era formata da un numero variabile di sezioni di lunghezza disuguale, ripetute ognuna due volte, e terminanti sempre con un medesimo ritornello, eseguito quest’ultimo una volta in forma «aperta » (a) ed una volta in forma «chiusa » (c): Aa Ac Ba Bc Ca Cc... Si ignora come venisse ballata. Dal contesto appare evidente che, almeno in questo caso, l’esecuzione è destinata soltanto all’ascolto, come accade spesso a forme di danza quando cominciano a passare di moda.


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