Martedì 3 novembre 1998    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Avvertimento dell’autore
alla quinta edizione milanese

Nessuna tra le ristampe di questo Dizionario de’ Sinonimi fattesi di mio consentimento, ho lasciata uscire alla luce senza nuove mie cure. E giudico una delle più gravi ingiustizie commesse dai ristampatori rapaci, questa, che vietano all’autore l’arbitrio di togliere qualche difetto o d’aggiungere un qualche pregio al proprio lavoro. Costoro ledono una proprietà ben più sacra di quella che si può computare in quattrini; e con ciò stesso dimostrano come il titolo di proprietà letteraria, franteso dai più, mal dia appiglio a cavilli de’ quali altri fa arme contro i diritti dell’ingegno e l’inviolabilità del pensiero. lo, del resto, non ho mai saputo intendere quel che uno scrittore celebrato affermò: che il mutare cosa sul proprio lavoro, dopo stampato, è irriverenza ai lettori; e mi pare bello, coll’Ariosto e col Manzoni e con altri, peccare di simili irriverenza. Se può con tal nome chiamarsi la corrività allo stampare lavori imperfetti; la cura del renderli meno imperfetti poi, è da stimare piuttosto espiazione di quel primo atto d’irriverenza; al quale saprà essere benigno chiunque pensi che opere tanto compiute da non abbisognare di miglioramento veruno, quand’anco la mente umana potesse produrne, non tocca all’autore medesimo stimarle tali. Che se miglioramento comportano sin l’opere ispirate dell’arte, molto più gli umili lavori filologici, quale è questo mio. Dovendo ora dunque ristamparlo, ho creduto essere mio non diritto ma debito il fornirlo di giunte nuove non poche, e queste in specialità concernenti l’uso vivente toscano, in quanto l’uso toscano può e deve infondersi nella comune lingua. Le precedenti ristampe essendosi fatte in mia lontananza, senzaché da me stesso io potessi debitamente collocare le giunte mandate via via, l’ordine non ne riuscì tale per l’appunto qual era da desiderare, sebbene in dizionario che dispone alfabeticamente le voci non sia rigidamente richiesto. A ciò, nondimeno, provvede la presente ristampa, raccogliendo al possibile sotto certe famiglie i vocaboli che più o meno direttamente si recano a un’idea principale, onde essi vengono a meglio illustrarsi a vicenda. Così le differenti distinzioni fornite da varii, conciliansi meglio tra loro, ed offrono più compito l’intero concetto. Non era facile, mettendo insieme le distinzioni di tanti, evitare quelle discrepanze che avessero apparenza di contradizioni, e anco l’apparenza della contradizione tor via. A questo fine, io ho ad uno ad uno raffrontati i luoghi diversi in cui della voce medesima si ragiona; e, per maggiore chiarezza, mi son fatto lecito di mutare qualcosa nelle parole di coloro che a me furono cortesi di giunte, sicuro di non li offendere: e a questo fine stesso talune delle altrui distinzioni accorciai. Così, senza molto accrescere la mole dell’opera, se ne aumenterà la sostanza; al che conferisce la sempre maggior cura ch’io pongo in quella specie di brevità che non nuoce ma aiuta a evidenza. Così il Dizionario si presenta quasi rinnovellato; e si raccomanda non tanto ai lettori, de’ quali è ormai provata l’indulgenza benigna, quanto ai ristampatori implacabili, che, come l’eroe del poeta, iura negant sibi nata, e nulla è che non arroghino all’audacia della rapina.

Non prego per me. Trentasette anni fa, i miei Sinonimi non trovando editore, io dovetti per primo stamparli a mie spese. Gli editori poi sopravvennero non invocati e non invocanti, ignorati e ignoranti d’ogni legge di civiltà, ristampando il libro manomesso da censure, spropositato, in forma che ambiva anch’essa di meritare il titolo di ladra, e per viltà de’ prezzi facendo ad altri impossibile il gareggiare con loro. Non chieggo per me d’ora innanzi sorte migliore; e non pretendo che a me dia campamento un’opera che in altro paese avrebbe, qualunque ella sia, fornito agi a un’intera famiglia. La povertà ha i suoi vantaggi e i suoi gusti; e io ci trovo il mio conto. Ma chieggo giustizia per l’onesto e intelligente editore, che a questa impresa non teme di avventurarsi, mosso e da benevolenza verso me e da sincero rispetto alla dignità delle lettere.


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