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4. Voti gonfiati e sgonfiati

Al-Farid ha scritto su it.istruzione.scuola:

all’esame di Stato i voti sono mooolto spesso gonfiati.

I voti non si gonfiano da soli. Se sono gonfiati, è perché i commissari li gonfiano.

Stai tranquillo, anch’io ci ho messo un po’ del mio fiato. Ma smettiamola con la storia che è sempre colpa di qualcun altro.


Laura* ha scritto su it.istruzione.scuola:

Lo sai che "al piano di sotto" (ovvero al linguistico) hanno dato 99 ad una ragazza che staccava la seconda di quasi 20 punti? Che tristezza...

Da dove viene fuori quel 99? Mettendo solo in subordine l’ipotesi dello scherzo crudele, posso supporre che sia andata così.

In qualche modo la somma credito + prove scritte dava 59; un orale particolarmente brillante ha permesso di aggiungere 35, e siamo a 94. I commissari, credendo di far del bene, hanno aggiunto tutti i cinque punti supplementari, ed ecco il 99; di più non si poteva.

In questo caso io penso che sarebbe stato meglio fermarsi a 96 ~ 98; che è ugualmente un bellissimo voto, ma non lascia tanto amaro in bocca.

(Non ditemi che era meglio una volta, quando si dava solo il voto finale, e si poteva aggiustare tutto quello che si voleva. Esami così ne ho visti per vent’anni, e non fatemi ripensare a quegli ignobili «aggiustamenti»).


Antonia Belletti ha scritto sul didaweb:

Cari colleghi, vorrei il vostro parere sul seguente problema: sono membro interno in una commissione d’esame e mi trovo in contrasto con una collega, anche lei membro interno la quale chiede di aumentare il punteggio dell’esame orale di quei candidati che nel colloquio offrono una prestazione inferiore a quello che è stato il loro percorso scolastico.

1. La distinzione tra membri interni e membri esterni riguarda solo la procedura di nomina. In nessun momento delle operazioni d’esame questo comporta una differenziazione delle funzioni. Sono tutti commissari esattamente allo stesso titolo.

2. Il credito scolastico (20 su 100) esiste proprio per dare un valore al rendimento nel corso dei tre anni di studi, e non ridurre tutto alla prestazione nel corso dell’esame. Per questo può capitare che un esame incerto (l’agitazione ecc.) sia almeno in parte compensato da un buon punteggio di credito, che un esame brillante per circostanze occasionali sia ridimensionato da un credito modesto (naturalmente nell’ipotesi che tutti siano stati onesti, ma su questo non c’è niente da fare). Se anche nella valutazione delle prove d’esame teniamo conto principalmente dell’andamento scolastico, e consideriamo l’esame un incidente irrilevante, scusatemi, perché dovremmo fare questa faticaccia in pieno solstizio d’estate.

3. Non so se gli insegnanti di scuola superiore si sono accorti che in ambito politico e governativo si sta discutendo seriamente sull’abolizione del valore legale del titolo di studio. Il che equivale (ne parlerò altrove, per ora accontentatevi di una affermazione apodittica) all’abolizione di un sistema scolastico nazionale, e ognuno per sé e Dio per tutti. Molto dipende da decisioni prese altrove, ma qualcosina dipende anche da noi, dai nostri comportamenti. Se l’esame di Stato diventa una sconcia gara al rialzo - se ognuno pensa che sia suo dovere coltivare il proprio orticello, «per il bene dei ragazzi» - se qualcuno si mette in testa che i membri interni sono lì solo per alzare i voti, qualunque cosa succeda, non solo l’esame, ma tutta la scuola pubblica cade nel più totale discredito.

Ma queste cose non riguardano né la normativa né la didattica; riguardano l’intelligenza, la cultura, e, scusatemi, la moralità e il senso civico di ogni insegnante. E su questo c’è poco da discutere.

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6 Luglio 2001

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