Esami di maturità a. s. 1997-1998
La prova scritta di italiano

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Indice


Tema: La sfiga

... il tema del disagio di vivere ... predominante pessimismo esistenziale ...
              (Tema II, esami di maturità tecnica, professionale e di arte applicata)

Chi ha formulato questo tema ha sicuramente una laurea in lettere. Me lo immagino, nei suoi anni di studio, a sudare, ad arrovellarsi: «D’altri... diluvi... una colomba... ascolto... Ma che cazzo vorrà dire?...» Sofferenze, tormenti, brutte figure. È gente come lui che ha creato l’immagine di una letteratura sempre alle prese con l’angoscia, il tormento, il rovello. È difficile spiegare perché è bella una bella poesia; allora ci si attacca al «messaggio», che è sempre un messaggio di sfiga - sfiga docente, la peggiore; o di «disaggio», come ha scritto la supplente di II elementare di mio figlio, correggendogli un «disagio» che non le sembrava sufficientemente espressivo.

Il pessimismo! Morbo corrosivo delle nostre storie letterarie, che si attacca come l’AIDS a qualunque autore che abbia scritto qualcosa di appena più complesso della Vispa Teresa. Dal Tasso in avanti, tutti pessimisti! Il più grande poeta del secolo scorso, Leopardi, è stato sfregiato dalla critica più sadica con un pessimismo addirittura triplice: individuale storico, addirittura «cosmico»! Già che c’erano, potevano attaccargli il «megagalattico». Nel confronto obbligato tra «il pessimismo leopardiano e il pessimismo manzoniano» (il Derby del secolo decimonono, la Sfida della Sfiga) il gobbetto di Recanati vince con un sonoro («rotondo» dicono i telecronisti sportivi) 3 a 1. Ma anche il secolo ora agli sgoccioli non scherza. Pirandello, Ungaretti, Montale; uno più deprimente dell’altro. Il male - l’assurdo - la sofferenza di vivere. Persino lavorare stanca.

Per fortuna che è l’ultima volta. Va in pensione il tema d’italiano - e ha fatto di tutto per non farsi rimpiangere. Dall’anno prossimo, tutto diverso. I candidati crocetteranno una griglia sull’anima della Tamaro - oppure stenderanno una recensione dell’ultima recensione di Baricco.

(Però, a pensarci bene, forse era meglio il Padre Cristoforo).


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Tema: La Pecora, la Pillola e il Professore

...libertà della ricerca ... eventuali manipolazioni, soprattutto nel campo della genetica...
              (Tema I, tutti gli indirizzi)

26 giugno 1998, primo giorno di correzione degli scritti. Come era prevedibile tre su quattro hanno fatto il primo tema. Come era temibile i protagonisti sono:

  1. Luigi Di Bella, «...uomo ammirabile, che ha curato migliaia di persone lontano dai giornali e dalle telecamere...»
  2. La pecora Dolly, «...clonata...» da scienziati pazzi che «...come Hitler...» vogliono creare un mondo di uomini tutti uguali
  3. Il Viagra «...pillola azzurra che cura l’impotenza (sessuale)...»

Il bello è che il quarto tema (per gli Istituti Tecnici Industriali) chiedeva di parlare dello

...sviluppo tecnologico... limitatamente al vostro settore di specializzazione...

Cioè: parlate di quello che sapete, di quello di cui vi siete occupati per cinque anni. L’ha fatto 1 su una classe di 21. Niente da fare. Il tema di italiano si conferma la scuola della chiacchiera: parlare di quello che non si conosce, non parlare di quello che si conosce.

Sabato, lunedì, martedì. Altri tre giorni di correzione. Altri tre giorni in compagnia del professor Di Bella, che è santo perché fa esperimenti sugli esseri umani, dei genetisti, che sono criminali perché fanno esperimenti sulle pecore, e della pillola Viagra, che non c’entra niente ma è azzurra e cura «...l’impotenza (sessuale)...», problema che notoriamente assilla da sempre il corpo insegnante.


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Tema: Ipocrisia e perfidia

Anche gli insegnanti, di tanto in tanto, devono fare temi e pensierini. Capita soprattutto a fine anno, quando si redigono i giudizi dei candidati agli esami di maturità. Allora chi ha predicato bene si adatta a razzolare male; dopo un anno di sforzi per convincere i ragazzi a scrivere chiaro e piano, bisogna prodursi in una prosa ipocrita e melliflua, in cui trionfano la perifrasi e la litote. Ecco così la

...non assidua frequenza...

di quello che veniva un giorno sì e due no; e il

... metodo di studio non adeguato ...

di chi studia poco e capisce ancor meno. («Un momento: ma così non lo buttiamo un po’ troppo giù?» «Hai ragione! facciamo: metodo di studio non del tutto adeguato»). Ma tanta voglia di dire repressa alla fine viene fuori, e come sempre si accanisce perfidamente contro il più meschino. È colui del quale vengono dichiarate in primo luogo le

...normali capacità...

il che significa, come s’intende subito: «è scemo, ma non abbastanza da avere una certificazione di handicap». Ancora qualche vacuo giro di parole, ed ecco che arriva la stoccata finale, così da gettare il malcapitato al ludibrio della commissione:

...grazie allo studio costante e alla forte determinazione raggiunge risultati non lontani dalla sufficienza.

P. S. Proprio questa mattina abbiamo trovato un giudizio in cui di un candidato viene definito

... normale ...

il comportamento. Complimenti al Consiglio di Classe.

Giugno-Luglio 1998

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