Sabato 24 novembre 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO XXVI

Uso delle preposizioni.

(Gramm, P. II, cap. XXIX).

§ 1. Fra le preposizioni, quelle che chiamammo primitive o propriamente dette si riducono ad alcuni pochi monosillabi, che esprimono direttamente le relazioni, in cui possono stare fra loro le parti del discorso in una medesima proposizione. Debbono collocarsi sempre immediatamente avanti a quella parte del discorso che reggono, e colla quale si uniscono nella pronunzia, quasi formassero con essa un’unica parola. (Vedi per le eccezioni la Parte III [cap. I § 22 seg. Red.].) Esse sono le seguenti: a, di, da, in, con, per. Spetta al vocabolario dichiararne minutamente i varii significati; noi ci contentiamo di notarne qui alcuni per far conoscere al lettore quelle proprietà di tali particelle, che si vedranno messe in opera praticamente nella Parte II [cap. III Red.].

§ 2. a (ad) significa la relazione di moto verso uno scopo; quindi anche di vicinanza, di somiglianza, conformità, maniera ecc. Andare a casa, tirare al segno, esser volto a tramontana; stare alla porta; dormire a ciel sereno; venire a mezzodì, alle nove; ritornare a Pasqua; da oggi a otto ecc.; incitare alla collera, tagliare a pezzi, cappello alla moda ecc. ecc. Spesso indica relazione d’interesse, partecipazione, ed allora corrisponde al caso dativo dei latini, caso che in italiano rimane soltanto nei pronomi personali puri, dove abbiamo mi per a me, ti per a te, gli o le per a lui, a lei ecc. P. es. La lode giova al savio e nuoce al matto. Mi piace che tu sii buono. Domando ad alcuno qualche cosa ecc. Mi sento voglia di passeggiare. Ridere in faccia ad alcuno. Sii fedele agli amici.

§ 3. di significa la relazione di moto dall’interno d’una cosa, quindi anche l’unione, la congiunzione intima di due cose, e passa a tanti altri significati Esco di casa; di notte, di sera; il tale è di Perugia; la città di Firenze; di gennajo fa freddo; nè di venere nè di marte non si sposa nè si parte; Pietro figlio di Francesco; questo libro è di mio fratello; tu sei un uomo di valore; tu soffri, godi, ti sdegni di piccole cose; ti prego di farmi questo piacere; egli mi asperse di acqua; tu non istai bene di salute; l’oratore ha parlato di tante cose ecc. Nei varii sensi che indicano stretta relazione fra più cose, corrisponde al caso genitivo dei latini, specialmente in senso possessivo o qualificativo o partitivo, e per denotare l’autore d’un’azione o l’oggetto di essa; p. es. la casa degli amici; il consiglio di guerra, il compagno di scuola; un bicchier di vino; ogni sorta di piaceri; la più parte degli uomini; il poema di Dante; l’amor di patria.

Di si adopera anche in varii costrutti come congiunzione corrispondente a che: credo di partire (credo che partirò) spero di fuggire (che fuggirò): dico di no, di sì (che no, che sì).

§ 4. Da significa la relazione di moto dall’esterno di una cosa, quindi anche la separazione, la lontananza, la diversità, la causa, la destinazione ecc. Parto dalla città; mi separo da te; il paese è lontano da questo luogo; il tale è da Cremona; da più settimane vive in Padova; mi conoscono sino da fanciullo; da semplice soldato passa ad essere un principe; mi sentii piagare da una saetta; le mura son nere dal fumo; comprai due cavalli da un Irlandese; tu sei nato da Giovanni; astienti dai vizii; tu sei diverso dagli altri; è diventato un uomo da qualche cosa; una magnificenza da principe; un vaso da fiori; una carrozza da viaggio; lo spettacolo durava da due ore ecc. ecc. Alcune volte si può scambiare, con poca o niuna differenza, colla prep. di (p. es. vengo di lontano, vengo da lontano; sono di Firenze, sono da Firenze ecc.), ma in generale ne differisce, perchè di contien l’idea di una più stretta relazione fra due cose. – La particella pronominale ne significa molte relazioni da esprimersi con di o da (vedi addietro, cap. XXV, § 14).

§ 5. in significa relazione d’interiorità o di sovrapposizione, si in senso di luogo come di tempo, e passa poi a molte altre relazioni astratte di modo, maniera, determinazione, mutamento ecc. Essere nella cucina, nel giardino, in casa; andava in chiesa, guardava in alto, mi sono abbattuto in quattro persone; in quel tempo ero assente; partirò nell’ottobre; mettere in pegno; dare in premio; stare in gioja e in contentezza; convertire le merci in danaro; lavorare in oro; vengo in persona; farò in questo modo; noi siamo in due; ti chiamerò in ajuto ecc. – In senso di tempo e di maniera corrisponde all’ablativo dei latini.

§ 6. con significa relazione di comunanza locale, quindi in generale di compagnia, e passa poi a significare molte relazioni di mezzo, strumento, permutazione ecc. Son qui con molte persone; con quattro cavalli m’avviai verso Genova; parlo con te; mi incontrai con più persone; col tempo mi ci avvezzai; lo farò con piacere; lo percosse con un bastone; ho cambiato questo libro con quello. Spesso nel senso di strumento o di mezzo corrisponde all’ablativo de’ latini. – L’opposto di con è significato dalla prep. senza; p. es. io posso vivere con lui e senza di lui.

§ 7. per ha due principali varietà di significati. 1º significa la relazione di mezzo, quindi di passaggio, strumento, maniera, causa, scopo ecc. Entrò per un foro molto stretto; passeggio volentieri pel giardino; le rovine di Cartagine giacciono qua e là per la campagna; lo presi per un lembo della veste; te lo presto per due giorni; per caso, per grazia, per accidente; ammalavano a centinaja per giorno; io vengo a trovarvi per molte ragioni; lo farò per tuo amore; vado pel medico; studio per imparare ecc. 2º significa sostituzione, scambio, somiglianza, maniera e simili relazioni: ci starò io per te (cioè invece di te); ho venduto la casa per mille lire; tornai a casa per disperato; ho preso questa donna per moglie; io lo so per certo; rimase per morto; questa somma per lui è troppa ecc. ecc.

§ 8. Alle preposizioni propriamente dette appartiene sotto certi rispetti anche tra o fra, che significa posizione in mezzo a due cose, quindi partecipazione, reciprocità, interiorità, posteriorità ecc.; io sto fra due fuochi; viveva tra i nemici; si parlarono fra loro; disse fra sè queste parole; con un fare tra burlevole e rispettoso; egli ha fra i venti e i quarant’anni; fra pochi giorni vengo a trovarti.

§ 9. Le preposizioni propriamente dette possono reggere il sostantivo o una parola sostantivata, possono inoltre reggere l’infinito, come pure avverbii ed altre preposizioni (§ 10), e talora senza alterarne notabilmente il significato. Vado a letto, mi diletto del bello; parto da lui; vado a far colezione; di qui, di là, in su, in giù; di sotto, di sopra, di rimpetto, di giù, di prima, in oltre, da vicino ecc. Circa di molto pel semplice molto vedi addietro, cap. XI, § 5 in fine.

Molte delle altre preposizioni (§ 11) risultano appunto di nomi od avverbii composti con preposizioni proprie; p. es. appiè, accosto, attorno, appresso, invece, dallato (vedi Gr., P. III, cap. X passim).

§ 10. Si possono usare più preposizioni di seguito, quando vogliasi indicare una relazione di luogo più complessa. Non è chi al primo vederlo di su le mura di Milano non lo discerna tosto. Manzoni. – Io sono stato in su libri più di due ore a studiare questo caso. Machiavelli. – Boschi che si prolungano su per la montagna. Manzoni. – Escimi di tra i piedi, villan Temerario. Manzoni. – Chi vi approda da oltre il Tago. Alfieri. – Preponendo l’onore e la grandezza di Leone agli appoggi che potesse farsi per dopo la sua morte. Guicciardini. – Non uscirono di fra’ rei per fare maggior penitenza, ma piuttosto di fra’ buoni per vivere iniquamente. Cavalca. – Ha procacciato feltri bianchi per indosso. Lasca. – Dovea partirsi per a certo luogo indeterminato. Giambullari.

§ 11. Preposizioni secondarie o improprie. Le altre preposizioni, che potremmo chiamare secondarie o improprie, sono di lor natura modi avverbiali, ma in tanto differiscono dai veri avverbii, in quanto includono in sè la relazione con un complemento. Anch’esse si antepongono al sostantivo o agli infiniti de’ verbi, come le preposizioni proprie, e servono a meglio determinare il senso. Es.: sono in casa, sono dentro la casa; esco di città, esco fuor di città; abito a San Giovanni, abito intorno a o presso a San Giovanni; vivo cogli amici, vivo insieme cogli amici. Orazio sol contro Toscana tutta. Senza pane non v’è gioja. Cammino rasente il muro.

§ 12. Loro reggimento. Delle preposizioni improprie parte reggono senz’altro il loro termine, parte vi inframmettono una delle preposizioni proprie, parte ora l’inframmettono, ora no. Quelle che reggono semplicemente il loro termine, sono le seguenti: eccetto, fuorchè, durante, tranne, secondo, lungo o lunghesso, mediante, salvo, stante; ed altresì, per lo più, rasente, presso, circa, oltre, contro, dentro, benchè queste possano costruirsi anche con a. Il piede si può dire che vegga mediante l’occhio e che gli occha vedano mediante il piede. S. Gregorio. – Tutti risposero (Carlo di Valois) fosse lasciato venire .... salvo i fornai. D. Compagni. – Incominciò a congelarsi rasente il vetro. Magalotti. – Tutt’e due camminavano rasente al muro. Manzoni.

Quelle che inframmettono regolarmente la preposizione propria, sono le seguenti: con a: accanto, accosto, addosso, attorno o intorno, avanti o davanti, rimpetto, inquanto, in mezzo, fino, insino (per esprimere un avvicinamento), rispetto, vicino, allato. Con di: a guisa, a modo, a somiglianza e sim., per cagione, per mezzo e sim., invece, in luogo, in cambio e sim., prima, fuori, malgrado. Con da: di qua, di là, in fuori (col termine anteposto), lontano, discosto, fino (per esprimere un discostamento), lungi. – Insieme inframmette con.

§ 13. Alcune prendono la preposizione propria solo davanti ad un pronome personale puro (me, te, loro ecc.), o ad un dimostrativo determinato (questo, quello, cotesto, ciò, esso), benchè possano per via d’eccezione ometterla anche allora. Esse sono le seguenti: con di: senza, fra o tra, verso, dopo, contro, sopra, sotto: con di e a: dietro, dentro, presso.

In parecchi casi si omette la prep. di dopo fra: fra me, fra me e me, fra sè, fra me e lui, fra loro e te e simili.

Esempii misti: Canzon, qui vedi un tempio accanto al mare. Bembo. – Escono i cani addosso al poverello. Dante. – Attorno a questo fiume nasce molto gengiovo. M. Polo. – Dinanzi a me non fur (furono) cose create. Dante. – Rimpetto a questa porta della città. Mariano. Tra la camera del re e quella della regina si nascose. Boccaccio. – Son cose che facciamo tra di noi, e tra di noi hanno a rimanere. Manzoni. – Costoro dissero fra se. Boccaccio. – Quanto alla sanità, io mi sono voluto chiarire una volta della speranza ecc. Caro. – Tutti rispetto a lui (Dio) siamo poveri. Segneri. – Era allato alla camera. Boccaccio. – A guisa d’un soave e chiaro lume. Petrarca. – In cambio di gridare contro gli amori .... gridano contro chi biasima queste usanze. Segneri. – Vogliono prima degli altri esser serviti e adagiati. Casa. – Uscito fuor del pelago alla riva Si volge all’acqua. Dante. – Di qua dal passo ancor che mi si serra Mezzo rimango. Petrarca. Dalla dignità del pontificato infuori, volle essere e fai della lor compagnia. Belcari. – Cristoforo era un uomo di molta autorità presso i suoi. Manzoni. – Il Saladino in grande ed onorevole stato appresso di sè il mantenne. Boccaccio. – Io mi fo a credere che la preziosa sua morte non cadesse lontano dalla metà di maggio. Bartoli. – Questa fu senza fallo la sua opinione. Tasso. – Come potrò io vivere senza di te? Vita di Cristo. Tra i loro comandamenti si è introdotta la discordia. S. Bernardo. – Le superficie (superfici) dei cilindri son tra di loro in proporzione delle loro lunghezze. Galilei. – Colla immagine in mano verso la torricella n’andò. Boccaccio. – Ed ecco a poca a poco un fumo farsi Verso di noi come la notte oscuro. Dante. – Dentro una nuvola di fiori Che dalle mani angeliche saliva .... Donna m’apparve sotto verde manto. Dante. – Lo sguardo tuo non passa Dentro il mio cor. Monti. – In questo (volgarizzamento) ho procurato che siano conservate quelle antiche parole od espressioni che per entro di esso si ritrovano. Bottari. – Giusto giudicio dalle stelle caggia (cada) Sovra ’l tuo sangue. Dante. – Io son contento che tutti i peccati che tu hai commessi sieno sopra di me. Belcari. – Tre volte dietro a lei le mani avvinsi. Dante. – Dietro quest’idea ne compariva sempre un’altra. Manzoni.

Malgrado si congiunge anche col possessivo: mio, tuo, suo malgrado (invece di malgrado di me ecc.), e nel verso mal mio grado ecc. Quindi partì Ruggier, ma non rivenne Per quella via che fe’ già suo malgrado. Ariosto. – Chi possendo (potendo) star cade tra via Degno è che mal suo grado a terra giaccia. Petrarca.

Innanzi e davanti in certe frasi temporali ricusano la preposiz. di, p. es. innanzi tempo, avanti sera, avanti giorno. Ambrogiuolo si ritornò a Parigi avanti il termine preso. Boccaccio. – È dunque ver che innanzi tempo spenta Sia l’alma luce? Petrarca. Ma quando precedono un infinito, richiedono la prep.: avanti di leggere, innanzi di partire. – Fino può unirsi con a o da, secondo che si vuole indicare il moto verso un termine, o il moto da un termine verso di noi. Ma guarda i cerchi fino al più remoto. Dante. – La nostra amicizia cominciò fino dagli anni più teneri. Redi.

§ 14. Preposizioni usate avverbialmente. Molte preposizioni improprie si adoperano frequentemente a maniera d’avverbio. Ciò avviene nei seguenti casi:

quando il termine di tali preposizioni si trovi unito al verbo in forma congiuntiva avverbiale o pronominale (mi, ti, si, loro ecc. per a me, a te, a se, a loro ecc.; ci o vi per in ciò, su ciò e sim.). Si costruiscono così le preposizioni contro, incontro, davanti, dietro, dentro, intorno, su, sopra, sotto ed altre. Il vescovo di Firenze aveva prima il duca d’Atene favorito, dipoi gli aveva congiurato contro. Machiavelli. – Gli si buttò in ginocchioni davanti. Manzoni. – Oh dolcissime voci che mi suonano intorno. G. Gozzi. – Doveva tenersi intorno un buon numero di bravacci. Manzoni. – Levamiti d’attorno. Leopardi. – Siedimi qui accanto. Leopardi. – Quanto è migliore (meglio) i benefizii che ti sono stati fatti dagli amici, averli alle manie offerirli, non gittarli loro dietro. Varchi. – Son pazzo a pensarci su. Alfieri. – Facendovi sopra un poco di meditazione. G. Gozzi. – Vi so dir io che troverete un gran miracolo se ci date dentro. Bellini. – Senza adoprasi nello stesso modo dopo la avverbiale ne; p. es. non ne posso far senza, non ne volle star senza;

quando faccia loro da termine un avverbio locale anteposto; li, , ivi, costì, laggiù ecc. ecc. Ivi entro (si parla d’una fonte) gittava tant’ acqua e sì alta verso, il cielo ecc. (ivi entro, cioè, dentro quella fonte). Boccaccio. – Ivi presso (presso a quel luogo) correva un fiumicel di vernaccia. Boccaccio. – Venir m’indusse ad una sua fortezza Ch’è qui presso (presso a questo luogo). Ariosto. – Corse ad una villa ivi vicino. Boccaccio. – Gli mostrò un uscio e disse: entrate là entro (dentro quel luogo). Boccaccio;

quando il nome che farebbe da termine si sottintende ripetuto. Quando con arme e quando senza (senz’arme) gire (andare) Penteo usava. Boccaccio. – Colson (colser) dell’erba con radici e senza. Ariosto. Non sarebbe detto bene con e senz’arme, con e senza radici, come usano oggi;

quando il termine si può sottintendere dal contesto, o se ne prescinde affatto. Così adopransi spesso a mo’ di veri avverbii le preposizioni improprie prima, dopo, innanzi, dietro, dentro, fuori, vicino, lontano, addosso, intorno, accanto, dirimpetto, di qua, di là ed altre somiglianti. Dopo venia Demostene (cioè dopo i precedenti). Petrarca. – E l’occhio riposato intorno mossi (cioè intorno a me). Dante. – E la morte vien dietro a gran giornate (cioè dietro a me). Petrarca. – Si come all’orlo dell’acqua d’un fosso Stan li ranocchi pur col muso fuori (cioè fuori dell’acqua) ecc. Dante. – I cittadini di Parma usciron fuori tutti armati (cioè fuori della città). G. Villani. – Andatosene alla cella, quella aprì ed entrò dentro (dentro la cella stessa). Boccaccio. – Vago già di cercar dentro e d’intorno La divina foresta ecc. (dentro di essa, e intorno ad essa). Dante.

§ 15. Anche le preposizioni invece e in cambio si possono usare come avverbii. Deve schivarsi ogni leggerezza ed affettazione, adottando invece una grave semplicità. Antoniano. – Risolvemmo abbandonarla (questa duplice traduzione) e di mettervi invece la derivazione diretta della parola. Accad. Crusca. – Il popolo piglierà esempio da voi di lasciar la chiesa e di andare in cambio chi a taverne, chi a trebbii. Segneri. – Dicesi anche: in quella vece, in quel cambio oppure in vece di ciò, in cambio di ciò.

Così pure fino e perfino (più di rado sino, persino, insino) si usano nel senso di anche. La prima regola del nostro mestiere è di non domandare i fatti degli altri: tantochè fin le nostre donne non son curiose. Manzoni. – Perfino gli adorati cavalli furono da me trascurati. Alfieri.

Fino a, insino a trovansi usati avverbialmente: Per qualche tempo fino all’are di Giove ne rimarranno solitarie e deserte. G. Gozzi. – Questo fanciullo che insino alle capre se n’innamorano. Caro.

§ 16. Geminazione delle preposizioni. Talora le preposizioni improprie possono aumentare il loro significato colla geminazione (cfr. cap. preced., § 33); p. es. intorno intorno, sopra sopra, sotto sotto, pressopresso, dietro dietro, vicino vicino, lontano lontano, su su, giù giù ecc. E guixzavangli appresso appresso al collo. G. Gozzi. – Risonava la selva intorno intorno. Poliziano. Così diciamo: sopra sopra nel senso di superficialmente; sotto sotto nel senso di copertamente.

§ 17. ripetizione delle preposizioni. In una serie di più complementi coordinati la preposizione si suol esprimere una volta sola, preponendola al primo soltanto, eccetto il caso che la chiarezza o la forza del dire non richieda che la si ripeta. Il mondo è così pieno da tutti i lati di poemi, canzoni, sonetti, terzine, madrigali e simili fantasie, che tutti gli orecchi ne sono assordati. G. Gozzi. – Il Parini fu di singolare innocenza, pietà verso gl’infelici e verso la patria, fede verso gli amici, nobiltà d’animo e costanza contro le avversità della natura e della fortuna. Leopardi. – La Violante venne crescendo ed in anni ed in persona ed in bellezza ed in tanta grazia di chiunque la conoscea, che era a veder maravigliosa cosa. Boccaccio. – I nostri fuggiasche camminarono un pezzo .... tutti in affanno per la fatica della fuga, per il batticuore e per la sospensione, in cui erano stati, per il dolore della cattiva riuscita, per l’apprensione confusa del nuovo oscuro pericolo. Manzoni. – Qualche consolazione le pareva talvolta di trovar nel comandare, nell’esser corteggiata in monastero, nel ricever visite di complimento da persone di fuori ecc.

§ 18. La prep. tra dopo la congiunzione e non si ripete, perchè già contiene in sè una dualità di concetto. La giovane tra con parole e con atti il mostrò loro. Boccaccio. Tra la leggerezza degli uni e la malvagità degli altri è ugualmente mal sicuro il credere e il non credere. Manzoni. – Questa regola non è però sempre osservata da’ classici, e si potrà non osservare, quando un oggetto fosse coordinato con una proposizione. Abbiamo laggiù una mano di scapestrati che, tra il bere e tra che di natura sono sboccati, ne dicon di tutti i colori. Manzoni.


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