20 ottobre 2016
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strenua nos exercet inertia
Hor.
Morfologia del nome
Curricula? referenda? ovvero: Il plurale delle parole latine.
Le parole straniere in italiano rimangono invariabili: questa è la regola generale. Quindi: un film, due film; un voucher, mille voucher.
Questo, indipendentemente dalla lingua d’origine.
I motivi sono due:
- Poiché stiamo parlando in italiano, dobbiamo applicare le regole grammaticali dell’italiano; ma queste non sono applicabili a parole straniere, che hanno regole completamente diverse.
- Poiché non siamo obbligati a conoscere le lingue del mondo, e qualche volta abbiamo dei dubbi anche con lingue vicine alla nostra cultura, come l’inglese e il francese, piuttosto che applicare malamente una regola grammaticale straniera, meglio lasciare com’è.
Si discute se questo debba valere anche per le lingue classiche. Si suppone (si supponeva) che una persona istruita debba (dovesse) conoscere almeno un po’ di latino, quindi le lingue classiche non dovrebbero essere considerate “straniere”. Tuttavia anche qui si va incontro a delle difficoltà.
Un caso molto discusso è quello di curriculum. Poiché è un termine neutro della II declinazione, anche chi ha un remoto ricordo degli studi ginnasiali sa indicare il plurale: curricula. Quindi dovrebbe cadere la difficoltà della non conoscenza della lingua. (Esiste anche l’opzione dell’adattamento all’italiano: curricolo / curricoli, ma non intendo affrontarla qui).
Purtroppo, non tutti i casi sono così semplici e sicuri.
Su un → blog ho trovato, dopo l’affermazione perentoria che curriculum deve rimanere invariabile, un breve elenco di altre parole latine che dovrebbero restare invariate:
i referendum sono i referendum, come i lapsus, gli alibi, i vademecum e i virus, anche al plurale.
[Corsivi miei]
L’autore non dà nessuna spiegazione grammaticale di questi termini, né della regola dell’invariabilità; ma ha realizzato, forse inconsapevolmente, una vera antologia delle particolarità della lingua latina. Infatti, mentre in latino il plurale di curriculum è curricula, facile facile, e il dubbio è solo se usarlo anche in italiano, in tutti questi altri casi le cose non sono così semplici.
- Molti danno referenda come plurale di referendum. Erroraccio da matita rossa e blu.
Referendum non è un sostantivo; è un gerundio, da referre, che fa parte dell’espressione convocatio ad referendum (“convocazione per riferire”). Se volessimo fare il plurale, dovremmo dire convocationes, ma referendum è sempre un’espressione verbale, e quindi anche se lo usiamo come formula abbreviata e sostantivizzata rimane così com’è.
- Lapsus è un sostantivo della IV, quindi fa lapsus anche al plurale, non perché la parola sia invariabile, ma perché quella maledetta quarta declinazione ha il plurale uguale al singolare – veramente in latino è diverso, la desinenza del singolare ha la -u- breve, quella del plurale ce l’ha lunga: lapsŭs / lapsūs; ma di questo possiamo tranquillamente non curarci, visto che nessuno di noi è capace di pronunciare correttamente le lunghe e le brevi del latino.
- Alibi è un avverbio, vuol dire “altrove”; è quindi invariabile per natura.
- Vademecum è una frasetta, “vieni con me”, rimane quindi ovviamente invariabile, come tiralinee, strozzapreti, cacasotto, reggicalze, misirizzi.
- Virus è una parola stranissima, ha il nom. in -us ma è un neutro della II. In latino significa “succo”, “mucillagine”, anche “veleno”, e non ha il plurale, per il quale i romani dovevano usare venena che è un’altra parola. In italiano è giocoforza lasciarlo invariabile.
Ecco alcune delle trappole in cui può cadere chi usa con troppa disinvoltura la lingua latina.
Quindi la soluzione più prudente è lasciare invariabili tutte queste parole.