Domenica 14 gennaio 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO V

Uso dei numerali.

(Gramm., Parte II, cap. XVII)

§ 1. Triplice uso dei numerali cardinali. I numerali cardinali possono adoperarsi o come sostantivi, o come aggettivi, o come sostantivati, riferiti cioè ad un altro sostantivo. Si usano nel primo modo, quando si dice: l’uno, il due, il sette, il cento, il mille ecc. o, come apposizione (vedi Preliminari, § 8, A) dopo numero, il numero uno, il numero sette, il numero mille. P. es. il tale coscritto ha tirato su il numero trentaquattro: oggi al lotto sono usciti i numeri venti e trenta; ovvero: il venti e il trenta. Si usano come aggettivi, quando accompagniamo loro il soggetto contato; p. es. due pani, tre uomini, sette donne: questi libri sono cento ecc. Si usano nel terzo modo, quando diciamo: i due, i quattro per indicare persone o cose sottintese ed anche in altri casi: Gliene diè cento e non sentì le diece (dieci) (sottint. battiture). Dante.

§ 2. Numerali ordinali. I numerali ordinali sono di lor natura aggettivi, e però vanno soggetti a que’ diversi usi che, parlando degli aggettivi, abbiamo notati.

§ 3. I cardinali per indicare il tempo. Per indicare particolarmente l’anno, il giorno, l’ora, si usano i numeri cardinali, posponendoli al sostantivo.

L’anno si pone in numero singolare e, più di rado, anche in plurale: nell’anno millecinquecento quattro; ovvero negli anni mille settecento due. – Nell’anno del Signore 1355. Belcari. – Questo fu negli anni di Cristo 1259. Malespini.

Il giorno (nella forma ) si pone in singolare, e talora anche in plurale: il dì quattro d’Aprile ovvero ai dì cinque di Luglio.

L’ora si pone in plurale; le ore tre, le ore cinque, alle ore dieci. Non è italiano dire: a dieci ore, a quattr’ore ecc. – Iersera mercoledì a ore quattro qui alla Corte ricevei la lettera. Redi.

Comunemente si omettono i sostantivi, lasciando soltanto i numerali; p. es. il milleottocento ottanta; il trecento quattro; il mille; il tre Aprile o di Aprile; il due Decembre o di Decembre; le due, le quattro, le sei; oggi vieni alle cinque; le due antimeridiane, le sette pomeridiane ecc. ecc. – Vestì Pietro l’abito della Compagnia a’ due di luglio del 1577. Bartoli.

Il popolo toscano, per indicare l’una, ossia l’ora prima, usa dire il tocco, dal costume che vi è di sonar quell’ora con un tocco solo di campana; aggiungendo di notte o dopo mezzanotte, quando non si tratti di quella del giorno; p. es. era il tocco, ti aspetto al tocco, era il tocco di notte.

§ 4. I cardinali per indicare uffici. Coi numeri cardinali si omette il sostantivo uomini per indicare i membri di un ufficio, od una schiera composta di un dato numero d’individui; p. es. gli otto di Giustizia; i dieci di Guerra, i tre, i cinque; i mille del Garibaldi; i trecento di Leonida ecc. ecc.

§ 5. Cardinali collettivi e partitivi. I numeri cardinali si fanno collettivi preponendo loro tutti, e; p. es. tutti e due, tutte e quattro, tutti e cento; si fanno distributivi o partitivi colle prep. a o per: p. es. uscirono ad uno ad uno; venivano a due a due; s’erano disposti due per due; datemi il cinque per cento; partivano a mille per giorno ecc. – Ad una ad una annoverar le stelle. Petrarca. – Ventiquattro seniori, a due a due, Coronati venian ecc. Dante.

§ 6. Cardinali preceduti da un. Invece dei sostantivi collettivi come diecina, dozzina, centinajo, migliajo ecc. si possono usare talvolta i numeri cardinali preceduti da un con o senza il di. – Quando noi vogliamo un mille o un duemila fiorini da loro, noi non li abbiamo. Boccaccio. – Erano radi coloro, i corpi dei quali fosser più che da un dieci o dodici de’ suoi (loro) vicini alla chiesa accompagnati. Boccaccio.

§ 7. Cardinali per indicare l’età. Si usano i cardinali anche per indicare l’età della vita; ha tre anni e un giorno: ho quarantatre anni finiti ecc.

§ 8. I cardinali in senso indeterminato. Alcuni de’ numeri cardinali stanno talvolta a rappresentare una quantità grandissima o piccolissima, senza determinazione; tali sono specialmente cento, mille; due, quattro. – Cento anni gli pareva ciascuna ora, che queste schiave se n’andassero. Boccaccio. – Un disordin che nasca ne fa cento. Berni. – E questo non una volta il mese, ma mille il giorno avvenirgli. Boccaccio. – Non altrimenti a fuggir cominciarono, che se da centomila diavoli fossero perseguitati. Boccaccio. – Qual animo è così dimesso che .... non posponga questa vita caduca di due giorni, per acquistar quella famosa e quasi perpetua? Castiglione. – Trattenetevi un po’, mentre ch’io dico Quattro parole da questo balcone A color ecc. Buonarroti il Giovane.

§ 9. Gli ordinali per indicare il tempo. I numeri ordinali si usano per indicare il primo d’una serie di anni o di giorni; p. es. il primo anno dopo Cristo, il dì primo d’Aprile (Di Parma a dì primo di Giugno 1558. Caro); o, lasciando , il primo d’Aprile. Quando diciamo ai primi vogliamo indicare i primi giorni; p. es. ai primi di Luglio parto pei bagni.

Nello stile più nobile possono talora segnarsi coi numeri cardinali anche altri anni o giorni; Il dì sesto d’April nell’ora prima. Petrarca.

§ 10. Per segnare i secoli si adoprano regolarmente gli ordinali, ma possono anche usarsi i cardinali, cioè quel numero cardinale che segna il primo anno del secolo, omettendo in quest’ultimo caso la parola secolo: p. es. Dante fiorì nel secolo decimoquarto, ovvero fiorì nel milletrecento. Talora si omette per brevità il mille e si esprime solo il centinajo, specificando però se cada avanti o dopo Cristo, quando non sia già chiaro dal contesto; p. es. Il trecento fu il secolo del bel parlare. Il quattrocento è il secolo del Risorgimento ecc. ecc.

Nel parlar famigliare, in luogo di dire la data di un’opera, usiamo talvolta: il millesimo; p. es. qual è il millesimo di cotesta edizione?In prima ti convien trovare il millesimo, cioè gli anni di Cristo. Sacchetti.

§ 11. I numeri ordinali si usano anche per indicare una parte di un’ora, benchè l’ora stessa sia stata indicata coi numeri cardinali; p. es. sono le cinque e un quarto: sonava il tocco e tre quarti: era battuto il quarto. Per indicare dopo una quantità intera una metà della quantità stessa, si adopera l’aggettivo mezzo in senso neutro e senza articolo; p. es. un anno e mezzo, un’ora e mezzo; due giorni e mezzo; un bicchiere e mezzo. Parlando di ore, quando il numero di esse vien dopo, diciamo la mezza; p. es. era la mezza delle due: vieni alla mezza delle nove.

§ 12. Ordinali coi nomi proprii. Si usano pure per distinguere l’una dall’altra più persone di ugual nome; p. es. Carlo quinto, Leone decimo, Paolo quarto ecc. Sarebbe errore dire, secondo il costume francese: Luigi quattordici, Leone dieci.

§ 13. Nomi sottintesi cogli ordinali. Coi numerali ordinali si lasciano sottintendere alcuni sostantivi, chiari pel contesto; come libro, canto ecc. il primo della Genesi; il quarto dell’Inferno; nel nono dell’Iliade.

§ 14. Uso avverbiale degli ordinali. Si adoprano anche avverbialmente in una serie di numeri; primo, secondo, terzo ecc. p. es. da te voglio tre cose; primo, che tu divenga più docile; secondo, che tu segua a studiare; terzo, che tu non pratichi troppo ecc.

§ 15. Gli ordinali in senso indeterminato. Anche fra gli ordinali, centesimo e millesimo, possono indicare un numero indeterminato. Non sono .... la centesima parte di questo miracolo. Buti. – Se tu sentissi La millesima parte di mia gioja. Petrarca.


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