9 Febbraio 1998    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Questioni di grammatica italiana

Cosa? come pronome interrogativo

Mario Pavesi scrive:

È corretto scrivere «cosa?» Ai tempi della scuola mi hanno abituato, a forza di segnacci, ad usare «che cosa» o «che».

Questo è uno dei miti che stranamente la scuola continua a mantenere in vita – se non tutta la scuola, certi insegnanti che non hanno mai avuto una grande dimestichezza con Alessandro Manzoni, il quale fin dall’edizione «quarantana» del romanzo introdusse in abbondanza il cosa interrogativo, correggendo in questo senso quasi tutti i passi corrispondenti della «ventisettana».

Vediamo che cosa (cosa!) ci dà una breve spulciatura dai capp. I e II dei Promessi Sposi.

Come si vede nella maggior parte dei casi, ma non in tutti, si tratta di discorso diretto.

Già i contemporanei del Manzoni sostenevano che quest’uso di cosa? fosse tipicamente settentrionale, anzi, lombardo. Avranno avuto le loro buone ragioni; io mi limito a citare i seguenti versi:

Nun capisciu cosa è stu Parramentu
siddu è ’ndiavulato o puru santu,
ca pàrtiri ni fa lu sintimentu:
misi sti pisi e fa paari tantu? ....

Non capisco cosa è questo Parlamento,
s’esso è indiavolato oppure santo,
perché ci fa uscire di senno:
mise questi pesi (tasse) e fa pagare tanto ...

Questo è l’inizio di un lungo componimento il cui autore «è Vito Mangano di Mascalucia (Catania), soprannominato Scìddica-Sapuni (Scivola sapone), nato il 29 dicembre 1807 da poverissima gente e morto il 14 marzo 1870, di mestiere costruttore di aratri e di attrezzi per la campagna. Poeta estemporaneo, ebbe una larga popolarità per il piglio della sua satira, tanto che uno studioso del tempo lo chiamò «l’Aristofane di Mascalucia».» (Leydi, pp. 270-271).

Aggiungo che le grammatiche piemontesi contemplano il cosa? pronome interrogativo; ma mio padre, quando parlava nel dialetto di Santo Stefano Belbo, non lo usava mai: la sua forma interrogativa era «lòn che ’t fase? lòn che ’t veule?» (che fai? che vuoi?). Ed anche al mio orecchio l’interrogazione con cosa? in piemontese suona come italianismo.


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