12 Marzo 1999    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Lingua e dialetto

Come si pronuncia la r del piemontese?

La r della maggior parte delle zone del Piemonte è uguale alla r italiana. Non saprei dire della Val d’Aosta, dove lingua ufficiale è anche il francese (ma tutti parlano benissimo l’italiano, anche perché fanno affari per lo più con turisti italiani). È così sicuramente nel Torinese e nelle zone di pianura; la r moscia di Gianni Agnelli, di Oscar Luigi Scalfaro e di Fausto Bertinotti non è un carattere dialettale, ma un vezzo che anche ad orecchie piemontesi appare un po’ ridicolo e pretenzioso.

Lo stesso vale per le zone di influenza franco-provenzale (nord e nord-ovest) e per quelle di influenza occitana (ovest). In particolare la fonetica dell’occitano puro (non delle valli Chisone e Germanasca, che sono un caso particolare) è più simile a quella dell’italiano che non a quella del francese o del piemontese. Un mio amico di Casteldefino (alta valle Varaita, una zona occitana particolarmente conservatrice) diceva che suo padre, negli anni ’50, era emigrato a Torino e aveva dovuto imparare il piemontese; ma non gli riuscì mai bene, e i suoi compagni di lavoro lo prendevano in giro perché parlava «come un Nàpoli» (come un meridionale).

Un caso particolare è la r astigiana e della prima Langa. Viene pronunciata in un modo particolarissimo, con la lingua leggermente retroflessa verso il palato, e con un suono molto dolce. È un tratto inconfondibile, ed inimitabile; lo ricordo legato alla parlata di mio padre, originario di Santo Stefano Belbo, e che io, vissuto sempre in Torino, ho perso del tutto.


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