Sabato 24 novembre 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO XXVII

Uso delle congiunzioni.

(Gramm., P. II, cap. XXX)

§ 1. Congiunzioni primitive. Le congiunzioni primitive o propriamente dette si riducono ad alcune poche voci monosillabiche che esprimono direttamente le relazioni più semplici, in cui possono stare fra loro diverse proposizioni esplicite od implicite. Per la costruzione coordinata (vedi Preliminari, § 13), sono tre le fondamentali, e (ed), o (od), ma; per la costruzione subordinataù (Preliminari, § citato) sono due, che, se. Spetta al vocabolario dichiarare i varii significati, in cui possono venire adoperate: noi ci contentiamo d’indicar qui certe loro proprietà principali, rimettendoci, per l’uso delle congiunzioni in generale, alla Parte II della Sintassi.

§ 2. e (ed) è la congiunzione più semplice di tutte, e indica soltanto l’aggiunta di un concetto ad un altro in generale. È quindi la forma fondamentale della costruzione coordinata (Prelim., § 13) e serve ad unire proposizioni, tanto esplicite, quanto implicite. è stata una cicalata detta da me all’improvviso, e la occasione fu questa. G. Gozzi. – In ogni paese i vizii ed i mali universali degli uomini e della società umana sono notati come particolari del luogo .... Qui le donne sono vane e incostanti, leggono poco e sono male istruite. Leopardi.

Comunemente la cong. e non si suole ripetere in una serie di parole o proposizioni coordinate, ma si prepone soltanto all’ultima parola o proposizione, lasciando le precedenti senza congiunzione. Valli chiuse, alti colli e piaggie apriche. Petrarca. – Fui tentato a rispondervi che studiaste poco e quel poco dopo pranzo, perchè avendo allora il cibo aggravato lo stomaco, i vapori di quello ingombrano il capo, comincia lo sbadigliare, viene il sonno, il sonno chiude nella testa quel poco che si è inteso, la testa dorme con la cosa imparata dentro, e la cosa imparata, addormentandosi nel cervello, lo fa sua casa e più di là non si parte. G. Gozzi.

Si ripete per altro, quando le varie proposizioni implicite o esplicite voglionsi ben distinguere l’una dall’altra e porle bene in rilievo od in corrispondenza reciproca. A poco a poco cominciò a scoprir campanili e torri e cupole e tetti. Manzoni. – E resiste e s’avanza e si rinforza. Tasso. – In Provenza furon già due nobili cavalieri, ognuno de’ quali e castella e vassalli avea sotto di sè. Boccaccio. – Molti sono e i pregi e gli usi e gli aspetti del buono. Giusti.

E si pone talora senza necessità per dar forza alle interrogazioni, od alle risposte, od alle proposizioni principali che seguono ad una protasi. (Vedi Parte II [cap. IV § 4, cap. VII § 15 Red.] .)

In verso si pone in principio di proposizione nel senso di anche. E me che i tempi ed il desio d’onore Fan per diverse genti ir fuggitivo ecc. .... Me ad evocar gli eroi chiamin le Muse. Foscolo.

§ 3. Nella costruzione coordinata di proposizioni negative invece di e si usa (= e non). Voi non siete la prima, nè sarete l’ultima, la quale è ingannata. Boccaccio.

 .... ecc. Non avvenneuna cosal’altra. Manzoni (cfr. addietro, cap. XIII, § 18). – Che uomo è costui, il qualevecchiezza, nè infermità, nè paura di morte, nè ancora di Dio, dalla sua malvagità l’hanno potuto rimuovere? Boccaccio.

Per maggiori particolarità, vedi la Parte II, dove si tratta delle proposizioni negative.

§ 4. o (od) aggiunge un concetto ad un altro, ora per indicare che si escludono fra di loro, ora soltanto per correggere o dichiarar meglio il primo.

In senso di esclusione la congiunzione si suole premettere anche al primo concetto, ponendo così in corrispondenza reciproca più concetti e facendone spiccare l’alternativa. Col dire male d’altrui crede ciascuno o scusare i suoi difetti o ricoprirli. Segneri. – Nei tumulti popolari c’è sempre un certo numero d’uomini che, o per un riscaldamento di persone, o per una persuasione fanatica, o per un disegno scellerato, o per un maledetto gusto del soqquadro, fanno di tutto per ispinger le cose al peggio. Manzoni. – Apollo va gridando: o asso o sei. G. Gozzi.

In senso di dichiarazione o correzione la congiunzione non si suole porre davanti al primo concetto, ma solo ai seguenti, e talora si rafforza cangiandosi in ovvero, ossia, o piuttosto e sim.; p. es. la filologia o scienza delle lingue; la filosofia o scienza delle facoltà dell’animo. Ove porge ombra un pino alto od un colle Talor m’arresto. Petrarca. – Beva una buona giara, ovvero due, di acqua pura. Redi. – Se il mondo biasima qualche nostro istituto o andamento buono i cattivo, a noi non bisogna altro che perseverare .... Ciò che fu condannato in principio o che parve strano, sarà tenuto per ragionevole e regolare. Leopardi:

o nelle locuzioni negative può far le veci di . Senza far motto ad amico od a parente, andò via. Boccaccio. – Nè mi vale spronarlo o dargli volta. Petrarca. – Come avvien che nè in prosa è detta o in rima Cosa che non sia stata detta prima. Berni.

§ 5. ma aggiunge un concetto ad un altro per in dicare limitazione od opposizione rispetto al primo. In relazione con una prop. negativa ma si rafforza spesso con bensì, bene, anche, eziandio, piuttosto ecc. Il buon pastore tosa, ma non iscortica. Giusti. – Stimava io che l’impetuoso vento dell’invidia non dovesse percuotere se non l’alte torri .... ma io mi trovo della mia estimazione ingannato. Boccaccio. – Don Rodrigo voleva bensì fare il tiranno, ma non il tiranno salvatico. Manzoni. – Da barbari non si dee far giudizio degli uomini, ma bene degli inciviliti. Leopardi. – Non solamente le cose presenti, ma eziandio le future e occulte per divina rivelazione conosceva. Cavalca.

§ 6. se aggiunge una proposizione subordinata come condizione o come circostanza d’ un’altra proposizione. Se la volontà, messa da parte la ragione, segue le passioni e trascorre fuor dell’onesto, la colpa è pur sua, non delle passioni. F. Zanotti. – Se vuole udire il mio consiglio, mantenga la propria dignità intera. Leopardi.

Se non è maniera eccettuativa. Il delitto è un padrone rigido ed inflessibile, contro cui non diviene forte se non chi se ne ribella interamente. Manzoni

Altre volte se congiunge una proposizione dubitativa od interrogativa. Fece un rapido esame se avesse peccato contro qualche potente. Manzoni. – Restò Mirtale tutta stupefatta e domandandogli se le capre partorivano bambini, egli le raccontò tutto il fatto. Caro.

Quanto all’uso di se in senso desiderativo, vedi addietro, cap. XIX, § 4.

§ 7. che congiunzione relativa equivalente al pronome relativo in senso astratto e indeterminato serve a congiungere le proposizioni subordinate colle principali, sì a maniera di soggetto, come di oggetto o di attributo o di complemento avverbiale (vedi Preliminari alla Sintassi, § 13 e la Parte II, dove si tratta delle propos. subordinate).

§ 8. Nelle proposizioni avverbiali la congiunzione che per determinare le diverse relazioni, di cui è capace, si pospone e spesso si afigge a molti e diversi avverbii e preposizioni, od altre parti del discorso; donde si formano molte congiunzioni relative; p. es. prima che, dopo che, appena che, perchè, perciocchè, essendo che, sia che, tantochè, di modo che, benchè, così che, affinchè, posto che ecc. ecc.

Talora per altro la sola che supplisce alla prepos. taciuta o sottintesa. Io non vi scrivo più a lungo, chè l’ora è tarda (chè per perchè). Algarotti. – Fate presto, che possiam rimetterci in via (che vale affinchè). Grossi. – Siam qui soli che nessun ci sente (che vale di modo che o sim.). Manzoni.

§ 9. La cong. che preceduta da un avverbio dimostrativo o quantitativo o da uno de’ comparativi irregolari di forma latina serve alle comparazioni, onde abbiamo i costrutti così .... che, tanto .... che, più .... che, meno .... che, altro .... che, maggiore, minore .... che ecc. (Vedi la Parte II [cap. VI § 19 Red.]).

Invece di altro .... che eccettuativo si usa pure il semplice che. (Quest’uomo) non vede che la sua causa, non sente che la sua passione, non cura che il suo punto. Manzoni. Ma l’uso troppo frequente, o fatto senza necessità, di questo modo ha odore di forestiero.

La proposizione coordinata ad un’altra cominciante da un semplice che ripete la congiunzione, quando lo richiede la chiarezza. L’effetto è che a paragone degli antichi noi siamo poco più che bambini, e che gli antichi a confronto nostro si può dire più che mai che furono uomini. Leopardi. – La ragione è che la natura non va a salti e che forzando la natura non si fanno effetti che durino. Leopardi.

Talora anche la proposizione coordinata ad un’altra col che in composizione d’un avverbio ripete, per maggior chiarezza, la cong. che. Questo accidente, ancorchè funse temerario e che egli avesse avuto quel fine che sogliono simili moti avere, dette speranza ai grandi di potere sforzare il popolo. Machiavelli.

Nelle proposizioni oggettive o soggettive talora si può lasciar sottintendere la cong. che. Converrà ci determiniamo a vivere per sognare. Leopardi. – Mi sarà grato mi domandiate. Machiavelli. – Circa l’omissione di che nelle proposizioni oggettive di timore o sospetto, vedi la Parte II [cap. V §8 Red.].

§ 10. Avverbii relativi usati come congiunzioni. Fanno ufficio di congiunzione anche gli avverbii relativi dove, come, quando ecc. perchè anch’essi uniscono una subordinata ad una proposizione principale; p. es. Non abito dove tu credi, feci come desiderava, verrò quando potrò, i quali si potrebbero risolvere col che: non abito nel luogo che tu credi, feci nel modo che egli desiderava, verrò nell’ora che potrò. (Vedi cap. XII, § 14.)

§ 11. Altri avverbii usati per congiunzioni. Fanno ufficio di congiunzione anche parecchi avverbii dimostrativi di luogo, di tempo, di modo, quando vengono adoperati per unire più idee e dedurre l’una dall’altra. Io non mi son poi risoluto di partir di Roma. Caro. – E poi: qual bisogno ha egli d’unirsi al mondo? Segneri. – Voi dovete sapere che Primasso fu un gran valentuomo .... Ora avvenne (avvenne pertanto) che ecc. Boccaccio. – Savii pochi si trovano; onde ne’ partiti sempre perdono. Albertano. – Come suole il genere umano biasimando le cose presenti lodare le passate, così la più parte de viaggiatori, mentre viaggiano, sono amanti del loro soggiorno nativo ecc. Leopardi. – Io non lascio negli stessi libri di deplorare .... lo studio di quel misero e freddo vero .... laddove, per lo contrario, lodo ed esalto quelle opinioni, benchè false, che generano atti e pensieri nobili ecc. Leopardi. – I libri .... siccome costano quel che vagliono, così durano a proporzione di quel che costano. Leopardi.

§ 12. Altre congiunzioni. Delle altre congiunzioni non faremo qui la rassegna, sì perchè spetta al vocabolario dichiararne i significati, sì perchè la più parte di esse si vedranno applicate alle singole proposizioni nella P. II della Sintassi [cap. VI Red.]. Qui soltanto dobbiamo parlare brevemente di alcune, le quali nel loro uso offrono dubbiezza o difficoltà.

Però e perciò valgono propriamente per cagione di ciò. – Spesse volte avviene che l’arte è dall’arte schernita, e perciò è poco senno il dilettarsi di schernire altrui. Boccaccio. – Tu sai che stamani fu sotterrato al luogo de’ frati Minori lo Scannadio ecc. e però tu te n’andrai segretamente prima ad Alessandro. Boccaccio. – Affine a questi due è pertanto. – Ieri toccò a me l’andare pensoso: oggi pare che tocchi a voi, e pertanto io non voglio che pensiate più sopra questo fatto. G. Fiorentino.

Non perciò, non però (di rado non per tanto) hanno forza avversativa e negativa insieme, e valgono non per questa ragione, ciò nondimeno non. – Il demonio stesso, quantunque aspiri a rubar sempre più anime ch’egli possa, non perciò sempre ne va alla caccia ecc. Segneri. – Quantunque cessata sia la pena, non perciò è la memoria fuggita de’ beneficii già ricevuti. Casa. – Quello che intorno a ciò più l’offendeva era il conoscimento della sua infima condizione; ma non per tanto da amare il re indietro si voleva tirare. Boccaccio. (Per tanto usato in questo senso deve scriversi separatamente.)

Non pertanto (in una sola parola) è poi passato a significare nondimeno. – A Palermo pareva male stare. Ma non pertanto cacciò la paura. Boccaccio. Più spesso: ciò non pertanto. Queste persuasioni ciò non pertanto non avevano luogo in alcuno di loro per diverse ragioni. Machiavelli.

Però semplicemente usato, e più spesso posposto a qualche parola, piglia il senso di nondimeno. – Aveva questa donna una sua fante, la quale non era però troppo giovane. Boccaccio. – Comecchè in viso pallida e smarrita .... Tanto però di bello anco le avanza Che con le Grazie Amor vi può aver stanza. Ariosto.

§ 13. Perchè, accompagnato per solito da una proposizione principale negativa, prende il senso di benchè, quantunque; ma più nel verso che nella prosa. – Perchè egli pur volesse, egli nol potrebbe nè saprebbe ridire. Boccaccio. – Perchè le nostre genti Pace sotto le bianche ali raccolga .... Non fian dai lacci sciolte Dell’antico sopor l’itale menti. Leopardi. – E separatamente per .... che vale, anche in prosa, per quanto; p. es. per gridare ch’egli facesse (per quanto gridasse) nissuno l’udì. Non vi fate servo d’abitudine esteriore nessuna, per buona che sia. Tommaseo.

§ 14. Non che formola abbreviata per non si pensi che, non dirò che ecc. si adopera quando per porre in rilievo il fatto principale se ne afferma o nega un altro minore e incluso in quel primo, come il meno nel più. Differisce quindi da non solamente, affermando con più forza l’esclusione d’una cosa. Nulla (nessuna) speranza li conforta mai Non che di posa, ma di minor pena. Dante. – Lieta si dipartio non che sicura. Petrarca. – Non che l’altrui onte vendicasse, anzi infinite a lui fattene sosteneva. Boccaccio. – Non che aprirsi con nessuno (è lo stesso che alcuno) su questa sua nuova inquietudine, la copriva anzi profondamente. Manzoni. – Dopo non che non si ripete la negativa non, neppure quando parrebbe richiesta dal senso, come si vede nell’ultimo di questi esempii. – Oggi non che si adopera abusivamente nel semplice significato di e, come pure, e inoltre; p. es. Presi meco la moglie, non che i figli e i servitori.


Torna su ^