Domenica 4 novembre 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO XXI

Uso del participio.

(Gramm., P. II, cap. XVIII, § 16 e seg.)

§ 1. Natura del participio. Il participio (come accenna la parola stessa, derivata dal verbo partecipare) partecipa del verbo e dell’aggettivo insieme, e denota l’azione come inerente ad un sostantivo o in quanto da esso fatta, o in quanto da esso patita. Ha due tempi, il presente (lodante, temente) ed il passato (lodato, temuto), i quali però non segnano di per sè stessi vera differenza di tempo, ma soltanto il grado dell’azione, poichè il tempo viene determinato dal verbo principale che regola il participio. Quindi il presente indica l’azione in atto tanto ora, quanto per lo addietro, od in avvenire; come il passato indica l’azione in effetto per ciascuno dei tre tempi diversi; e ambedue si possono risolvere con un modo finito retto dal relativo che: lodante, che loda, che lodava, che lodò, che loderà ecc. lodato, che vien lodato, che veniva lodato, che venne lodato, che verrà lodato ecc. ecc. A lui dimorante in Irlanda .... venne voglia di sentire ecc. (qui dimorante ha senso d’imperfetto). Boccaccio. – Quali bramosi fantolini .... Che pregano e ’l pregato non risponde (qui pregato vale colui che è pregato ora, che riceve ora la preghiera). Dante.

Da ciò si vede che il participio presente dei verbi transitivi ha sempre senso attivo (lodante che loda) come il passato dei medesimi verbi ha sempre senso passivo (lodato che è lodato, che è stato lodato).

§ 2. Il participio presente. Il participio presente manca quasi affatto alla lingua parlata e ciò a causa del gerundio che, come vedremo nel capitolo seguente, ne ha usurpato l’ufficio. È per altro frequentissimo come aggettivo: abbiamo anzi molti aggettivi che in origine erano participii, ma nella nostra lingua non possono più conservarne il senso, p. es. assistente, dolente, costante, insolente, eloquente, potente, impotente, importante, rilevante, servente, ignorante, sapiente, penitente, paziente, riverente, incipiente, seguente, antecedente ecc. ecc.

§ 3. Nelle scritture si usano molti participii presenti con forza verbale e con reggimento pur verbale, ma solo in posizione di attributi ad un sostantivo (da risolversi con che). Fra i participii più usati come tali, annoveriamo annunziante, avente, attestante, comandante, concernente, contenente, eccedente, faciente, formante, indicante, manifestante, obbligante, portante, predicante, rappresentante, recante, sedicente, tenente, veniente e molti altri di significato affine o diverso da questi. I quali debbono, com’è naturale, avere quel reggimento che ha il loro verbo. Sonetti .... colla coda, aventi (che hanno) diciassette versi. Redi. – Si vede in figura più grande assai del naturale san Giovanni Battista predicante e annunziante l’Agnello di Dio. G. P. Zanotti. – Desiderano essi (i mariti) aver novelle delle mogli, se siano per trovarle in casa sane, e con desiderio attendenti la lor venuta. Adriani il G. – A me parrebbe .... necessario, che nelle città ben ordinate fosse una legge espressamente comandante ad ogni persona civile. Dati. – Trattandosi di cose tanto importanti, e la comune salute concernenti. Varchi. – È una corona eccedente il merito, ma pure ella è meritata. Segneri. – Quelle voci di cinque sillabe formanti gli ultimi due piedi del verso eroico ecc. A. M. Salvini. – Sono due condizioni molto considerabili in natura e indicanti grandissima diversità. Galilei. – Quasi piangente (in atto di piangere) pareva. Boccaccio. – La quinta conseguenza nascente dal preceduto discorso è questa. Pallavicino. – Tutti i piaceri derivanti da tali beni. Segneri. – Nè anche tutte le parole di Cicerone hanno seguito i secoli succedenti a quelli. Salvini. – Molte erbette .... rappresentanti al vivo le selve ed i prati di questo piccolo mondo. Redi. – Hanno un ignobile spezie di Geometria non dimostrante, ma dirigente semplicemente la pratica delle operazioni meccaniche più grossolane. Magalotti.

Ne’ poeti l’uso del participio presente si trova fatto con maggiore libertà e frequenza. E un incalzar di cavalli accorrenti Scalpitanti sugli elmi a’ moribondi. Foscolo. – L’astro più caro a Venere Fra le fuggenti tenebre Appare ecc. Foscolo. – La guancia risorgente Tondeggia sul bel viso. Parini. – Dirò siccome Sedente oscuro ecc. Te de’ celesti peregrini occulte Bear l’eteree menti. Leopardi.

§ 4. Il participio presente può usarsi come sostantivo, nel qual senso differisce dai nomi verbali in tore o trice, perchè esprime l’atto dell’azione, il momento, in cui essa accade: p. es. lo scrivente, colui che scrive attualmente, lo scrittore, colui che ha fatto una scrittura. Alcuni degli accusanti furono mandati in esilio (cioè di quelli che allora accusavano). Davanzati. – Uomini e donne allora Largo teatro intorno Fero (fecero) ai due combattenti (che attualmente combattevano). Carli. – L’applauso, il battimento delle mani e il tumulto degli assistenti fa stupire l’inesperto e giovane uditore. Adriani il G.

Il participio presente sostantivato di un verbo transitivo piglia, come gli altri nomi, il reggimento nominale (di, del ecc.); ma può anche conservare forza verbale, p. es. Il comandante la rocca, I rappresentanti le potenze d’Europa, Gl’insegnanti letteratura ecc. ecc.

Quanto all’uso assoluto di questo participio, vedi più sotto, § 12.

§ 5. Il participio passato indica, come abbiamo spiegato, l’azione in effetto; e nei verbi transitivi ha significato passivo, p. es. ferito, legato, punito, venduto (colui che è stato ferito, legato ecc.).

Quei verbi transitivi che denotano un’azione non momentanea, ma duratura e continua, come amare, lodare ecc., possono serbare, anche nel participio passato, il senso di presente, p. es. Genserico re de’ Vandali, allettato dalla preda, saccheggiò Roma. – Allettato indica azione continua, e perciò non dice veramente un fatto compiuto, ma tale che durava tuttora nel tempo, di cui si parla, e perciò si può rendere coll’imperfetto ( Genserico, il quale era allettato o poichè era allettato). Al contrario: il Ferruccio ferito a morte cadde sul suolo. Qui ferito indica azione che appena enunciata si riguarda come finita, onde non ha senso di presente, ma di passato, e corrisponde ad un passato remoto (poichè fu ferito a morte). Vedi più oltre il cap. XXIII, § 14 e segg.

§ 6. In senso di aggettivo. Spesso il participio passato si usa a maniera di un vero aggettivo, cioè non significa più qualche cosa di passeggero come l’azione, ma di costante e fisso come una qualità o proprietà. Ciò avviene con verbi significanti azione continua, p. es. uomo lodato, uomo molto amato; e sostantiv. il lodato, l’amato, l’amata (nel senso di innamorato), i più lodati; e col superlativo lodatissimo, amatissimo, reputatissimo, stimatissimo. Avviene altresì con verbi significanti azione momentanea o che si compie appena fatta, intendendosi allora che l’effetto di quell’azione sia divenuto proprietà fissa del sostantivo, p. es. Una stanza dipinta (che è stata dipinta e tale si vede ancora), un palazzo ornato di bei lavoriDue rive D’odoriferi fior tutte dipinte. Ariosto. – Poi che lasciar gli avviluppati calli ecc. Tasso. – L’aura che rende gli alberi fioriti. Tasso. – Un con dorata spoglia L’altro con verde. Tasso. – Sostantivamente: I nati, i morti, i feriti, i perseguitati, i banditi, gli esiliati, i fuorusciti ecc. ecc. È frequente l’aggettivo sostantivato in senso neutro, p. es. Misto il culto (da colere, coltivare) è col negletto (da negligere). Tasso. – Spesso il participio aggettivato ha luogo negli attributi e nei predicati, da non confondersi coi tempi composti degli altri modi. (Vedi addietro, cap. XVI, § 21).

§ 7. Alcuni participii passati non si usano che come aggettivi: tali sono accorto, avveduto, fidato, pentito ed altri simili, derivanti da verbi riflessivi assoluti (accorgersi, avvedersi, ecc.), i quali per conservare forza di participio hanno bisogno delle particelle pronominali mi ti si ecc. (accortomi, avvedutosi ecc.).

Quei participii abbreviati della prima conjugazione, di cui parlammo (vedi Gramm., pag. 169 e seg.), si adoperano oggi quasi sempre come aggettivi almeno in prosa. Ne daremo alcuni esempi di tutti e due gli usi.

Come participii. Parte con un gran palo al fuoco aguzzo ecc. (aguzzato). Caro. – Così acconcia (acconciata) la terra, gli (al radicchio) si destinano le sue ajuole. Soderini. – Rubare a Cristo un’anima da lui compra (comprata) col proprio sangue. Segneri. – L’intelletto nostro .... ha bisogno delle bellezze terrene, mediante le quali desto (destato) ed incitato soglia (salga) alle celesti. Varchi. – A’ capelli Del capo ch’egli area di retro guasto (guastato). Dante. – Taccio che fu dall’armi e dall’ingegno Del buon Tancredi la Cilicia doma (domata). Tasso. – Logori questi cinquanta ducati che mi lasciate, ne (ci) converrà andare accattando. Lasca. – L’avara Babilonia ha colmo il sacco D’ira di Dio. Petrarca.

Come aggettivi. Ecco la fiera colla coda aguzza. Dante. – Loderei l’uso del brodo o di qualche acqua acconcia, come cedrata, sorbetto ecc. Radi. – E questa greggia e l’orticel dispensa Cibi non compri alla mia parca mensa. Tasso. – Uno spirito tanto desto e un ingegno tanto elevato. Varchi. – Si maraviglia di vederlo tutto (un frutto) Putrido e guasto. Ariosto. – L’unghie eran tutte fesse e logore insino al vivo. Firenzuola. – Passa la nave mia colma di oblio. Petrarca – Videro un libro assai logoro che giacea sopra un tavolino. Segneri.

§ 8. Il participio passato tien luogo di proposizioni subordinate di molte specie (con congiunzioni varie, se, poichè, allorchè, benchè ecc.). Alcune voci (del Boccaccio) usate adesso potrebbero difformare notabilmente lo stile (cioè se fossero). Denina. – Quanto è tristo il passo di chi cresciuto tra’ monti se ne allontana! (cioè poichè è cresciuto). Manzoni. – Levatasi se n’andò in una gran corte (cioè, quando si fu levata). Boccaccio.

§ 9. Participio colle congiunzioni. Non di rado al participio tenente luogo d’una proposizione subordinata si premettono per chiarezza le varie congiunzioni, da cui la proposizione stessa sarebbe preceduta. Tu, sebben nato in secolo, in cui il mentir e il diffidare .... sono cosa sì comune, tienti egualmente puro da que’ vizii. Pellico. – Il minore giudica sempre il maggiore con più sicurezza, perchè posto in più umile luogo (qui la chiarezza del senso richiede la congiunzione). Tommaseo. – Queste locazioni si possono riguardare come proposizioni ellittiche, simili ad altre con de’ nomi; p. es. Nè schivar, benchè bassi (benchè siano bassi), i merti nostri. Buonarroti il Vecchio.

Vedi la Parte II, dove si tratta delle varie proposizioni subordinate.

§ 10. Participio oggettivo. Spesso il participio passato dopo i verbi di percezione vedere, udire ecc. (o dopo la interjezione ecco) tien luogo d’una proposizione oggettiva. Viveano i cittadini pieni d’indignazione, veggendo la maestà dello stato loro rovinata (esser rovinata), gli ordini guasti, le leggi annullate, ogni onesto vivere corrotto, ogni civil modestia spenta. Machiavelli. – Il quale esempio ho veduto ai giorni nostri imitato (essere stato imitato) dal Finelli. Guerrazzi. – Eccoti nato il dispregio che l’una classe ha per l’altra. G. Gozzi. – Come posso udir io le tue dolenti Voci e mirar senza dolor profondo Il sommo imperio tuo caduto al fondo, Tante tue pompe e tanti pregi spenti? Guidiccioni.

§ 11. Uso del participio assoluto. Dicesi assoluto quel participio che, contenendo una proposizione subordinata incidente resta, insieme col proprio soggetto, sciolto grammaticalmente dalla proposizione principale, in cui si trova. Qui il participio può essere anche presente, benchè faccia le veci di una proposizione avverbiale.

Il participio presente si usa come assoluto soltanto in certe locuzioni fisse, p. es. concedente, vivente, consenziente, permettente, regnante, imperante ecc. Di questo si parlerà altrove .... in un libro ch’io intendo di fare, Dio concedente (cioè se Iddio lo concederà). Dante. – Vivente il re, non scoperse la parola. Boccaccio. – Vivente il cardinal Carlo ecc. Manzoni.

Forme di participio assoluto divenute modi avverbiali e preposizioni sono durante, pendente, mediante, non ostante, rasente ecc. ciò non ostante ecc. – Ne disponga durante la mia vita. Caro. – (Si dice anche: vita natural durante):

§ 12. Il participio passato si usa spessissimo assolutamente, cosi nei verbi intransitivi, come nei transitivi. Il soggetto si pospone regolarmente al participio, e se è un pronome di doppia forma, suole avere le forme oggettive (me, te, lui, lei, loro).

Verbi intransitivi. – Venuto a morte Teodosio e rimasi Arcadio ed Onorio suoi figliuoli, eredi dell’imperio .... si mutarono con il principe i tempi. Machiavelli. – Lucia, tornatele alquanto le forze .... andava intanto assettandosi. Manzoni. – Arrivati alla porta (il soggetto è sottinteso), il conduttore tirò il campanello. Manzoni. – Venuto il buon tempo, madonna Beritola con Currado e colla sua donna sopra il lor legno montò. Boccaccio. – Presero .... quest’ordine, che .... uscito lui, egli in casa .... se n’entrasse. Boccaccio. – Io mi veggo morire e, morto me, vedrete ecc. G. Villani.

Verbi transitivi. – La giovane insieme con Giannotto, lasciata tutta l’altra compagnia, entrarono innanzi. Boccaccio. – Trovato il ronzino della giovane .... domandarono chi vi fosse. Boccaccio. – Il Griso prese il lume e, augurata la buona notte al padrone, se n’andò in fretta. Manzoni. – Ha impoverito il mondo, Toltane te, per cui la nostra etade Sì ricca fu di senno e di beltade. Bembo.

[Spesso nella proposizione formata dal participio assoluto si inserisce il soggetto della proposizione principale. P. es. Date Ferdinando due fiancate al suo cavallo, si portò diritto al Generalissimo de’ Messicani – Corsini. Occupata Niccolò la Romagna, lasciò quella in guardia a Francesco suo figliuolo. Machiavelli; dove si può sottintendere avendo (avendo occupata ecc.).] [Correzione nelle Giunte p. 489 Red.]

§ 13. Locuzioni fisse col participio passato assoluto sono queste: detto ciò, fatto ciò, ed anche, con costruzione inversa, ciò detto, ciò fatto, eccettuato ecc. I pesci di fiume, eccettuate le lasche, erano tutti convertiti in acqua. Redi. – Detto fatto vuol dire: appena detta, la cosa fu fatta. – Comandò che intorno all’arbore (albero) si accostassero di molte legna, e vi si mettesse il fuoco ecc.; e detto fatto vi fur (furono) messe le legna e attaccato il fuoco. Firenzuola.

§ 14. Il participio assoluto può essere preceduto dalla prep. dopo. Si mangia la gallina dopo mangiate le uova. Leopardi. – Vi sarà data ogni cosa puntualmente dopo adempite quelle poche formalità. Manzoni.

Dicesi anche a cose fatte, nel senso di «compiuto il fatto» o «dopo compiuto il fatto». Al padre racconteremo il tutto a cose fatte. Manzoni.

§ 15. Nomi usati assolutamente. Anche alcuni nomi aggettivi o sostantivi si adoprano a maniera di participio assoluto; p. es. contento lui, contenti tinti (cioè, quando è contento lui ecc.). Ciò avviene specialmente cogli aggettivi presente, previo, salvo, vivo e coi sostantivi capo, duce, giudice, pena ecc. Volle, lei presente, vedere il morto corpo. Boccaccio. – Partii nei primi di maggio, previa la consueta permissione. Alfieri. – Furono quelli di dentro costretti ad arrendersi salvo l’avere e le persone. Guicciardini. – Che, salvo il vero, ebbe nome madonna Alda. Sacchetti. (Di qui la congiunzione eccettuativa salvo, salvo se, salvo che. Ed è legato e fatto come questo, Salvo che più feroce par nel volto. Dante). – Lui duce (duce lui) appresi a trattar le armi. Metastasio. – Da voi, giudice lui, vinta sarebbe. Casa. – M’ha confessato che gli era stato proibito, pena la vita (sotto pena di perder la vita), di far questo matrimonio. Manzoni. – Si fece una legge che, pena la vita, niuno ardisse di affermare che Serapi fosse morto. Segneri.

§ 16. Avanzi del participio futuro attivo latino sono gli aggettivi in turo: venturo, futuro, duraturo, perituro, nascituro e qualche altro. Avanzi del participio futuro passivo latino sono gli aggettivi in ando, endo: ammirando, venerando, stupendo, memorando, contennendo (raro), ecc. (Vedi la Gramm. p. 279 e 280).


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