1 Febbraio 1998    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

La lingua alla moda

Quando comincia il Duemila?

La discussione sull’inizio del nuovo secolo e del nuovo millennio ha perseguitato per mesi quasi tutti i gruppi di discussione. Poiché non se ne può più, mi limito a riportare un mio interveno che risale al ’98, quando il grande dibattito era appena agli inizi.
Nel corso dell’articolo si potranno notare alcuni accenni polemici, ormai un po’ datati (ma tutta questa sezione è evidentemente datata). Uno di questi si riferisce alla disposizione dell’allora ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, che aveva chiesto che l’ultimo anno di ogni ciclo scolastico sia dedicato al Novecento; richiesta che continua a suscitare dubbi e polemiche; poiché, anni, secoli e millenni a parte, non è ben chiaro quando cominci e quando finisca quel blocco di eventi che va convenzionalmente sotto il nome di
Novecento.

Giancarlo Pillan ha scritto:

Mi hanno fatto notare che «il Duemila» (con la D maiuscola) indica il ventunesimo secolo (2001-2100) mentre duemila indica 2000.
Fin qui, nulla da dire: lo Zingarelli conferma.
Ma lo stesso dizionario indica con «il Mille» l’anno 1000 oltre che l’undicesimo secolo. A questo punto mi chiedo: visto che nel secolo ventunesimo non ci siamo ancora, nell’usatissima espressione «quanto manca al Duemila» dobbiamo pensare all’anno 2000 o al XXI secolo che inizia con l’anno successivo?

Quando diciamo l’anno o il secolo o il millennio, diamo un’indicazione cronologica precisa: l’anno 1998 è cominciato il primo gennaio 1998 e finirà il 31 dicembre dello stesso; il secolo ventesimo è cominciato il primo gennaio 1901 e finirà il 31 dicembre 2000; il terzo millennio comincerà il primo gennaio 2001 e finirà il 31 dicembre 3000. Inversamente per le età a. C.: saltando l’«anno zero» che non esiste, perché quando è stato inventato il calendario non esisteva ancora il numero zero.

Esistono poi delle dizioni, che però non hanno valore cronologico preciso, ma sono indicazioni abbreviate: così il Novecento, con cui ci tormenta il Berlinguer, indica tutti gli anni che hanno come prime due cifre l’1 e il 9. È possibile, ma non ne sono sicuro, che in questo ci sia l’influenza delle lingue straniere, che per dire millenovecentonovantotto dicono diciannove e qualche cosa.

Dunque il Novecento va dall’anno 1900 al 1999, e non coincide perfettamente con il XX secolo; ma trattandosi di un’indicazione sommaria, non è il caso di andare troppo per il sottile; nessuno escluderebbe dalla storia del Novecento il primo governo Giolitti, che è del 1892.

Ripeto: non sono indicazioni cronologiche precise; tant’è vero che non valgono per tutte le età. Esistono nell’uso corrente per i secoli dall’XI al XX; quando si dice il Settecento, tutti intendono l’età di Voltaire, e non quella di re Desiderio. Di qui anche una variabilità di dizione: il Milledue, Milleduecento, Duecento, Dugento... Ma nessuno direbbe l’Ottocento per indicare l’impero di Carlo Magno; e come si dovrebbe mai dire il I secolo?

Quando al Mille, in realtà non si intende un secolo, ma un anno preciso, cioè appunto l’anno 1000; o piuttosto, quel periodo di tempo di cui l’anno 1000, carico (ma è una leggenda recente) di grandi attese (dette appunto millenariste), sarebbe stato il marchio e il simbolo. Ormai nei libri di storia non si dice più «la rinascita dell’anno Mille» o simili, ma «l’XI secolo», poiché pare che nella coscienza della gente del tempo l’anno 1000 fosse un anno tutt’altro che speciale.

Questa degli anni «speciali» è una moda curiosa. Il primo anno «speciale» credo sia stato il 1300: anno del grande Giubileo, che tanto esaltò Dante Alighieri da spararlo come un missile verso gli spazi cosmici. Ma dà da pensare che quest’anno «speciale» per la cristianità sia stato inventato da un Papa che aveva ben solidi interessi terreni.

La faccenda dell’anno speciale si è vista anche nel 1900. Grandi feste e luminarie. E che mai è capitato in quell’anno? Bresci ha sparato a Umberto I, ma non certo perché aveva letto il Chiaravalle.

Per il resto il grande anno del secolo è stato il 1914, come, allora, nessuno si aspettava, e come, adesso, forse ignora il Berlinguer.

Quanto più ci si avvicina al 2000, cresce l’ansia delle cose «speciali». Che capiterà nel 2000? Io avrò cinquantadue anni, il Governo bloccherà le pensioni degli insegnanti, e il computer che avrò comprato sei mesi prima sarà già da buttar via.

2000: cifra tonda, cifra bella (anche se tutti i negozi ormai hanno preso il vizio di vendere la roba a 1999,95 palanche invece che a 2000). Non c’è prodotto di consumo dozzinale che non sia propagandato come esclusivo e unico; e se qualcuno vuole far la figura dell’originale, non ha che da entrare in un negozio di abbigliamento e richiedere un capo non firmato, non etichettato, senza scritte in inglese, il più possibile anonimo. Questo, in un mondo sempre più livellato; in cui da una parte all’altra del globo si mangia lo stesso hamburger, e 4000 idiomi diversi proclamano che la lingua inglese ci renderà uguali. Che capiterà nel Duemila? Quale attesa millenaristica sarà adempiuta? Quale bevanda speciale verserà su di noi l’Acquario? Sarà nebiolo o coca cola?


Note


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