Marzo 2006    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Questioni di grammatica italiana

Vari modi di evidenziazione

GraZia ha scritto:

si possono usare indifferentemente asterischi, corsivo, virgolette e magari sottolineature oppure c’è una differenza di significato?

Naturalmente ognuno è padrone del proprio testo e può metterci quello che vuole, "anche versetti della Bibbia o colpi di cannone", come diceva Schönberg, ma credo che qui si parli di convenzioni diffuse e comunemente accettate.

Per prima cosa escludiamo le virgolette: servono ad indicare una citazione, o un modo di dire peregrino, mai un’evidenziazione.

Quanto agli *asterischi*, solitamente si usano come surrogato del grassetto o neretto, quando questi formati non sono disponibili - per esempio in un messaggio destinato ad un gnùsgupp, dove la buona creanza vorrebbe il puro testo. La forma definitiva, per la stampa, di una pagina scritta, non usa gli asterischi.

Il modo più evidente di evidenziazione è appunto il carattere grassetto o neretto. Però è una forma di carattere che può saltare troppo all’occhio, e quindi risultare fastidiosa (tutti quei caratteri neri com’esuli pensieri mettono un po’ di depressione), per questo molte case editrici usavano, soprattutto verso la metà del passato secolo,  u n a   s p a z i a t u r a   d o p p i a.

Anche il corsivo è una buona evidenziazione. È immediatamente riconoscibile, anche se non ti riempie la pagina e gli occhi di nero, come il neretto: ogni carattere tipografico ha infatti un suo "peso" visivo, dovuto alle dimensioni, alla quantità di nero, allo spazio che lo separa dai vicini ecc., ed una regola assoluta della tipografia è che in una buona pagina il "peso" deve essere distribuito in modo il più possibile uniforme ed omogeneo. Un buon corsivo non modifica il "peso" dei caratteri.

Però il corsivo ha anche altri usi, oltre all’evidenziazione: può segnalare una parola in una lingua straniera, può far risaltare, unito alle virgolette, una citazione ecc. I nomi scientifici delle specie viventi, per esempio, sono solitamente scritti in corsivo. È quindi da valutare se nel proprio testo questo formato di carattere sia acconcio all’uso.

La sottolineatura è assai raramente usata in tipografia. È uno spediente della scrittura a mano, dove sarebbe sommamente disagevole scrivere in modo riconoscibile caratteri "dritti" e caratteri "inclinati" (lo stesso per le vecchie macchine da scrivere). Solitamente il sottolineato manoscritto viene interpretato dal compositore o digitatore come un corsivo.

Ci sono, dunque, diverse possibilità, ma due cose sono importantissime:


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