15 dicembre 2000    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Lingua e dialetto

Una strana espressione di Cesare Pavese

"dada" mi ha chiesto chiarimenti su una insolita espressione di Cesare Pavese, dalla poesia Il dio-caprone

Quando, a giorno, il cagnaccio ritorna spelato e ringhioso,
i villani gli dànno la cagna a pedate di dietro.

L’espressione «dar la cagna a qualcuno» all’inizio non mi diceva niente; non risulta né nei miei dizionari di piemontese, né sembra aver significato per altre persone che ho interpellato. Un’amica mi ha forse dato la soluzione suggerendo un’analogia con il verbo sacagné, «battere, maltrattare, ridurre a mal partito», termine spesso usato da noi anche nella forma italianizzata saccagnare. È possibile che Pavese abbia pensato un’espressione del tipo «saccagnare il cagnaccio»; poi, rendendosi conto che questa sarebbe risultata incomprensibile ai non piemontesi, ma volendo ugualmente mantenere l’assonanza dei due termini, ha forse inventato un improbabile «dar la cagna».

In realtà sacagné pare non c’entri niente con le cagne; secondo il Gribaudo è un vecchio termine del gergo malandrino, derivato da un disusato sacagn, coltello, con corrispondenze in argot francese e in provenzale; quindi in origine «accoltellare». Ho scoperto questo significato ieri sera; ed è probabile che anche Pavese ne fosse all’oscuro.


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