Domenica 21 marzo 1999    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

All’alba

All’alba ritrovai l’orma sul posto,
selvatica qual pesta di cerbiatto;
ma v’era il segno delle cinque dita.

Era il pollice alquanto più discosto
dall’altre dita e il mignolo rattratto
come ugnello di gàzzera marina.

La foce ingombra di tritume negro
odorava di sale e di ginepro.

Seguitai l’orma esigua, come bracco
che tracci e fiuti il baio capriuolo.
Giunsi al canneto e mi scontrai col riccio.

Livido si fuggì per folto il biacco.
Si levarono due tre quattro a volo
migliarini già tinti di gialliccio.

Vidi un che bianco; e un velo era dell’alba.
Per guatar l’alba dismarrii la traccia.

Gabriele d’Annunzio

Tutti sanno che cos’è un riccio. Ma non credo che molti conoscano il migliarino (Emberiza schoeniclus). Decisamente questa precisione ornitologica in D’Annunzio stupisce.


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