10 Febbraio 2000    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Questioni di grammatica italiana

Le donne, chi le capisce? Anacoluto e anastrofe

La frase

Le donne, chi le capisce?

è un anacoluto o anastrofe?

Si ha anacoluto quando qualche membretto della frase non svolge a dovere l’ufficio suo, come nel noto manzoniano

Quelli che moiono, bisogna pregare Iddio per loro. (XXXVI)

Qui i primi attori del dramma, Quelli che moiono, si fanno baldanzosi in prima fila. Dimenticando però per strada l’indispensabile paroletta per, vengono scambiati per soggetto, o per oggetto. Avvisati dell’equivoco, mandano in vece loro il pronome loro a raccattar la preposizione; ma giugnendo quella in ritardo, rimangono in braghe di tela.

Invece in:

Le donne, chi le capisce?

il primo nome balza in testa dicendo: «eccomi qui, che son l’oggetto», e nessuno osa riprenderlo.

La verifica è che, rimettendo le cose al loro posto, otteniamo in un caso:

Bisogna pregare Iddio per quelli che muoiono

nell’altro:

Chi le capisce, le donne?

È dunque anastrofe? Non ne sono sicuro.

È vero che si ha anastrofe quando si spostano dal loro luogo naturale delle parole, senza cambiare però i legami sintattici.

Tuttavia nella maggior parte dei casi, in letteratura, questa figura può essere giustificata come un orecchiamento della costruzione latina, che spesso ha gusto di anticipare qualche parolina e mettere il verbo in fondo.

Invece

Le donne, chi le capisce?

appare come forma prettamente italiana, a causa del doppio oggetto: il nome, e il pronome. E questo pronome, nonostante l’appellativo di «pleonastico», appare indispensabile. Se infatti possiamo dire, nella costruzione diretta, tanto:

Chi capisce le donne?

quanto:

Chi le capisce, le donne?

con inversione dei termini, siamo invece costretti a:

Le donne, chi le capisce?

A nessuno verrebbe di dire:

Le donne, chi capisce?

anche se la frase non fa difficoltà a lasciarsi intendere, poiché chiaramente il verbo concorda con chi.

Vediamo qui un importante carattere proprio della lingua italiana, che di preferenza mette l’oggetto dopo il verbo. Quando l’oggetto viene anticipato, per motivo di enfasi, il verbo non si contenta, e sentendo dietro di sé il vuoto, pretende una stampella per non trovarsi col culo per terra. La particella le, il cui posto è normalmente prima del verbo, viene messa di sentinella ad avvisare i lettori: «non aspettatevi nulla dopo il verbo, perché l’oggetto si è spostato davanti». Così le cose sono a posto con soddisfazion di tutti.

Come chiameremo dunque questa forma? Io non sono forte in grammatica, ma direi «inversione enfatica». Se altri ha altre proposte, si faccia avanti.

P. S. Mi è stata segnalata la seguente terminologia: «dislocazione a sinistra» per: «le donne, chi le capisce?» e «dislocazione a destra», per: «chi le capisce, le donne?»

Sarà, ma io le donne continuo a non capirle.


Note


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